venerdì 26 luglio 2013

MARINES ITALIANI IN INDIA

 La vergogna di due paesi



Si tratta di un documento inteso sia come un articolo per la pubblicazione pronti o come un progetto di testo da utilizzare liberamente, modificato e pubblicato da un giornalista in un paese senza diritti richiesto dallo scrittore originale.

Scritto il 15 lug 2013

di Stefano Tronconi

E 'ormai diciassette mesi da oggi il presunto incidente è avvenuto.
E 'stato 15 Febbraio 2012, intorno alle 4, quando la nave italiana Enrica Lexie, durante la navigazione nelle acque internazionali al largo della costa del Kerala, in India, ha subito un attacco da parte di una nave pirata. I marines italiani che forniscono sicurezza alla nave, secondo il loro racconto, respinsero l'attacco sparando colpi di avvertimento in acqua e l'aria. Sempre secondo la loro storia, la barca dei pirati interrotto l'assalto senza vittime su entrambi i lati.
Lo stesso giorno, alle 11:20 un peschereccio indiano tornò a riva in Kerala con i corpi dei due pescatori uccisi da ignoti.
La Guardia Costiera indiana e la polizia locale si sono affrettati a stabilire un legame tra i due incidenti e la storia di due marines italiani mistakingly sparano due pescatori indiani pensando che fossero pirati realizzati i titoli dei giornali di tutto il mondo.

Dopo diciassette mesi, un lasso di tempo sorprendente di per sé, i due marines italiani sono ancora detenuti in India con il permesso di lasciare il paese, in attesa che le indagini del loro caso da completare. Ma la vera notizia scioccante è che ora sta emergendo una storia completamente diversa di ciò che accadde in quel giorno. Sulla base di nuove prove emerse negli ultimi weks, sembra che non era nei Marines italiani che hanno sparato i pescatori. Tuttavia, essi sembrano essere stati volutamente inquadrato a causa di convenienza politica locale nel Kerala, mentre i deboli governi centrali di India e l'Italia stavano vergognosamente dai disposti e in grado di intervenire, mentre il caso dispiegato

La principale nuova prova documentale che ha capovolto il conto indiano degli eventi è il seguente:
un'intervista televisiva da parte del proprietario del peschereccio indiano all'arrivo sulla riva del Kerala affermando chiaramente che l'uccisione dei due pescatori avvenuto intorno alle 21:30 e non intorno alle 04:00 (ora della Lexie incontro Enrica con una barca dei pirati) come poi riportato nelle indagini di polizia;
il documento con il quale la guardia costiera indiana (ICG) ha chiesto l'Enrica Lexie a testa per Kochi per chiarimenti circa l'incidente della pirateria indica un tempo di 21:36 e quindi distrugge interamente la validità della richiesta che l'operazione di richiamare in porto l' Enrica Lexie, come riportato nella polizia e documenti ufficiali ICG, è stato iniziato alle 07:00;
infine, vi è il rapporto di un attacco pirata sofferto nelle acque al largo della costa del Kerala dalla nave greca Olympic Flair inviato all'Organizzazione marittima internazionale alle 22:20 il 15 febbraio 2012; in tale relazione ci sono molti dettagli che portano a pensare che avrebbe potuto ben essere il Flair olimpica, e non la Enrica Lexie, che in data 15 febbraio 2012 incrociato il peschereccio indiano.

Come è possibile che tale prova non è venuto alla luce per quasi un anno e mezzo? Come è possibile che l'intera indagine della polizia Kerala indica tempi e luoghi dei presunti eventi organizzati in modo da far sembrare che fosse i marines a bordo della nave italiana che hanno aperto il fuoco contro il pescatore indiano? Che cosa è successo in Kerala all'indomani di quello che oggi appare come due diversi incidenti che hanno portato alla realizzazione apparente di una causa contro i due marines italiani?

Abbiamo bisogno di non dimenticare che, al momento dell'incidente il primo ministro del Kerala, il signor Chandy, era impegnato nella campagna per le elezioni locali combattuta su una maggioranza rasoio-sottile. Il 16 febbraio 2012 Il Sig. Chandy si ritrovò con due pescatori morti (e le potenti organizzazioni di pescatori, che avrebbero influenzato un gran numero di voti, a gran voce chiedendo un colpevole), una nave italiana che, ignari di tutto il misfatto, aveva accettato di banchina nel porto di Kochi e una nave greca, la probabile involontaria responsabile dell'uccisione dei due pescatori, che nel frattempo si era salpato.
Cosa sarebbe un politico senza scrupoli, che non si preoccupa della giustizia, ma ha molto a cuore il potere, fare in un caso del genere? Le dichiarazioni quotidiane fatte da Mr. Chandy nei giorni immediati dopo gli incidenti, prima quindi dell'inizio di qualsiasi indagine seria, dichiarando che non vi era evidenza inattaccabile contro i marines italiani e che nessuna clemenza sarebbe stata mostrata verso di loro suonano davvero molto sospetto . Essi sembrano essere state indicazioni abbastanza chiare per la polizia locale del modo che l'indagine dovrebbe andare e, ovviamente, erano proprio quello che era necessario per vincere una quota molto maggiore dei voti del previsto alle prossime elezioni amministrative.

Nel frattempo, il governo centrale indiano, che è noto per la mancanza della capacità di intraprendere azioni rapide e decisive su qualsiasi questione, ovviamente non poteva essere d'accordo su tutte le linee di prendere su un caso che per molti motivi era davvero senza precedenti. Alcuni ministri e consiglieri giuridici erano pienamente consapevoli che l'India era violare le leggi internazionali e pratiche su come Stati sovrani che fare con un altro quando sfortunati incidenti avvengono. Tuttavia, in questo contesto di confusione generale, era abbastanza per il signor Chandy per garantire l'appoggio dell'ex ministro degli esteri indiano, Mr. Krishna (lo stesso ministro che non era in grado di distinguere il proprio discorso da quello di un collega portoghese e ha iniziato a leggere il secondo nel corso di una sessione delle Nazioni Unite) per andare avanti senza opposizione con il suo piano.

Ma, come è possibile che il governo italiano per diciassette mesi non ha davvero stava dai suoi soldati, non ha presentato alcuna denuncia formale in qualsiasi internazionale e / o l'organizzazione multinazionale tra i tanti di cui l'Italia è parte e ha sostanzialmente accettato alcun tipo di abusi su sua sovranità?
Lo Stato italiano non ha ancora raggiunto la bancarotta finanziaria, ma è ora di circa due decenni dal fallimento morale ed etica hanno di fatto dichiarato in Italia. L'alternanza tra centro-destra, governi di coalizione di centro-sinistra e di grande, o anche i governi guidati dai cosiddetti tecnocrati ha fatto alcuna differenza e la reputazione del paese ha continuato a tuffo. Il governo tecnico, in carica al momento e per la durata della maggior parte della vicenda Enrica Lexie, e ora il nuovo governo nominato di recente, hanno avuto solo un messaggio coerente consegnato alle autorità indiane nel corso degli ultimi diciassette mesi: 'L'incidente non dovrebbe pregiudicare le relazioni commerciali tra i due paesi ". In altre parole, le imprese prima che la giustizia, la stessa vergognosa filosofia che ha portato in questi ultimi giorni ad un altro imbarazzo internazionale con il rimpatrio in Italia al Kazakistan della moglie e la figlia di un leader kazako opposizione. Di fronte a tale debolezza italiana, anche il governo indiano tradizionalmente debole ha sentito alcuna pressione per consegnare la giustizia o di trovare una soluzione per il caso imbarazzante e imbarazzante il comportamento delle autorità in Kerala.

Beh, forse l'indiano e il governo italiano sta ancora pensando che possano continuare a giocare con questo caso, al fine di trovare un modo per salvare la faccia. A questo punto, e dopo l'emersione di nuove prove, non siamo d'accordo, e pensiamo che il tempo di consegnare la giustizia da sud subito scaricando i due marines italiani presumibilmente innocenti e di trovare una soluzione per il caso imbarazzante è sicuramente venire. Diciassette mesi lontano dalle loro famiglie, mentre i loro figli adolescenti crescono senza i loro padri innocenti dalla loro parte è sicuramente un tempo troppo lungo per accettare anche per i due soldati fedeli di qualsiasi paese.
Ciò che invece ha bisogno di iniziare sia in India che in Italia è una seria indagine per far luce su tutti gli errori, i comportamenti illeciti o addirittura criminali che si sono verificati lungo tutto questo caso. E 'una responsabilità che entrambi i paesi hanno nei confronti dei loro cittadini. Italiani non dovrebbero avere la sensazione che il governo del loro paese è pronto a sacrificare la loro a favore di eventuali accordi commerciali. Indiani non dovrebbe avere la sensazione che qualcuno attraversa per caso il percorso dei potenti e ben collegato (se qualcosa di simile è accaduto a due soldati italiani, si può certamente accadere a milioni di indiani) è a rischio di perdere la libertà e la dignità. Se gli Stati nazionali non possono garantire tali diritti di base ai loro cittadini, non hanno motivo di esistere o di comandare qualsiasi rispetto a livello internazionale. E questo vale sia per l'India e l'Italia.

LE PAURE DEI COMUNISTI













PERCHÉ QUESTI SIGNORI  SONO TERRORIZZATI CHE I FUCILIERI SIANO INNOCENTI?




ATTO CAMERA
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/15807
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 625 del 20/04/2012
Firmatari
Primo firmatario: TURCO MAURIZIO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 20/04/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario              Gruppo                                                      Data firma
BELTRANDI MARCO        PARTITO DEMOCRATICO                                    20/04/2012
BERNARDINI RITA        PARTITO DEMOCRATICO                                    20/04/2012
FARINA COSCIONI         PARTITO DEMOCRATICO                                    20/04/2012
MECACCI MATTEO        PARTITO DEMOCRATICO                                    20/04/2012
ZAMPARUTTI ELISABETTAPARTITO DEMOCRATICO                                    20/04/2012
Destinatari
Ministero destinatario:
MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI delegato in data 20/04/2012
Stato iter: IN CORSO
Fasi iter:
SOLLECITO IL 28/05/2012
SOLLECITO IL 04/07/2012
SOLLECITO IL 26/07/2012
SOLLECITO IL 26/10/2012
SOLLECITO IL 06/12/2012
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-15807
presentata da
MAURIZIO TURCO
venerdì 20 aprile 2012, seduta n.625

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:

da articoli di stampa si è appreso che il 16 aprile 2012, presso la Camera dei deputati l'ingegner Luigi di Stefano ha tenuto un convegno illustrando in modo estremamente dettagliato le prove scientifiche che a sua detta scagionerebbero i militari del reggimento San Marco, Girone e Latorre, detenuti in India con l'accusa di aver ucciso in un conflitto a fuoco due pescatori indiani;

in precedenza la diplomazia italiana ha nominato a difesa dei due militari italiani due esperti balistici provenienti dai reparti delle investigazioni scientifiche dei carabinieri, il maggiore Paolo Fratini e il maggiore Luca Flebus. Allo stato dei fatti, non risulta che tali esperti balistici siano stati affiancati, ovvero sostituiti con altri professionisti tra cui l'ingegner Luigi Di Stefano;

i maggiori Fratini e Flebus hanno potuto presenziare marginalmente alle operazioni di perizia svolte dal laboratorio scientifico indiano del Trivandrum, assistendo di fatto solamente al sequestro delle armi presenti sulla petroliera «Enrica Lexie» e alle prove a fuoco;

l'ingegner Luigi De Stefano ha svolto alcuni incarichi di perizia nell'ambito di incidenti aerei, mentre non risulta essere conosciuto in ambito forense in qualità di esperto balistico -:

se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto in premessa e dei contenuti dell'analisi balistica del «caso dei marò» esposta alla Camera dei deputati dall'ingegner Luigi Di Stefano;

se e a quale titolo l'ingegner Luigi Di Stefano sia coinvolto nel presente caso;

in quale modo il predetto ingegnere sia venuto eventualmente in possesso di informazioni riservate relative al presente caso e se l'autorità giudiziaria competente ne sia informata;

Questi signori percepiscono uno stipendio per far perdere tempo alla Camera con richieste che
mirano volutamente a screditare un serio professionista che ha l'unica colpa di voler dimostrare l'innocenza dei nostri Fucilieri di Marina.
A chi giova questa interrogazione?  Chi è terrorizzato dall'idea che Di Stefano abbia ragione?
Parlamentari di scarsissimo peso politico spinti da chi? Come mai, solo dall'area della sinistra,
vi sono simili prese di posizione? Tutti questi interrogativi hanno una sola logica risposta:-
Hanno sempre avuto paura della verità.

LA PROVA CHE MONTI HA SEMPRE MENTITO


QUANDO UN INCAPACE FA IL TECNICO

di Giancarlo Niccolai

C'è un po' di confusione sull'Economia, su che cos'è e a che cosa serve. E' comprensibile, visto l'uso scriteriato e folle che ne ha fatto Monti, assieme a molti altri. Se seguite Byoblu.com sapete più o meno tutto quello che c'è da sapere, ma quello che forse non si è ancora capito bene, però, è che coloro che si definiscono "economisti", ossia scienziati che studiano l'economia, hanno decretato la "morte dell'economia di mercato" da almeno quarant'anni. Gli studi di Stiglitz, Fitoussi, Kenneth Arrow e Brian Arthur, solo per citarne alcuni, indicano chiaramente che la festa è finita.

Per capire perché la festa è finita, bisogna capire che il mercato non può gestire beni a prezzo infinito, come la salute o l'acqua nel deserto. Né può gestire beni pubblici come la sicurezza e le infrastrutture. E neanche beni ad informazione asimmetrica, come le assicurazioni o i titoli finanziari derivati. Scientificamente, si dimostra che il mercato fallisce nel gestire questi problemi. Significa che non si trova un prezzo di equilibrio, o il prezzo è assurdo, o in costante ed erratica variazione.

 Ma il colpo di grazia lo danno le economie di scala crescenti. Ossia, quei prodotti nuovi nella storia dell'umanità che possono essere prodotti all'infinito con un costo per copia via via decrescente. In tutte le teorie economiche, neoclassiche, austriache, keinesiane, marxiste, monetariste ecc. vige l'assunto che se produco un certo numero di pezzi di un prodotto, ogni copia in più mi farà guadagnare un po' di meno della copia precedente. Scorte, invenduti, problemi di gestione, materie prime che mano a mano che le uso costano di più, maggiore disponibilità di beni sul mercato ecc. sono tutti fattori che riducono il prezzo ed aumentano il costo di produzione. Ad un certo punto produrre l'ennesimo pezzo mi frutterà zero: andare oltre diventerebbe un costo.

 Ma da un po' di tempo, per molti mercati, le cose non stanno più così. Nei mercati ad alto contenuto di tecnologia (software, hardware innovativo, strumenti finanziari negoziati elettronicamente, alcuni tipi di servizi ad alta automazione come i servizi bancari, musica, cinema, televisione) i prodotti possono essere "stampati" all'infinito. In alcuni di questi mercati, addirittura, il prezzo di un bene tende ad aumentare mano a mano che esso diventa più diffuso. Ad esempio la pubblicità su Google. Tutte le teorie economiche studiate fino oggi, tutte quante, sono finite. I (neo)classici i (neo)Keinesiani, i (neo)Monetaristi e così via sono completamente fuori rotta. La stessa idea di PIL è inutile, sia nella finanza derivata come persino nell'economia reale, per esempio con mercati come quello del software, dei servizi tecnologici (motori di ricerca, social network), oppure dei "contenuti multimediali" che da soli e in pochi anni hanno fatto ormai mezzo PIL mondiale.

 Serve un cambio di paradigma, e il momento è adesso. Al di là dell'inganno dell'Euro, che crea un sistema di vasi comunicanti al contrario, permettendo a chi ha un vantaggio iniziale di crescere a dismisura a danno degli altri, e al di là delle ideologie di destra degli "uomini forti", per le quali la troppa democrazia fa male all'economia, il giocattolo si è rotto. Lo ha rotto un prodotto che non si può limitare, non si può pesare, perché nel momento stesso in cui lo pensi, ne hai creato di nuovo: il pensiero. Nessuna ricetta tradizionale basata sulla creazione di circoli auto-alimentati di scambio fra produzione e moneta, che sia essa la follia inflazionistica Barnardiana, o la lucida demenza dell'omicidio collettivo dell'austerità Montiana, può porre rimedio a questa situazione. E allora?

 E allora si studia! Si studia come possiamo vivere senza moneta, o almeno senza la possibilità di accumularla. Gli "economisti contro" (contateli: per titolo e numero: sono di gran lunga la maggioranza) propongono a gran voce teorie consolidate. Fanno bene, perché se almeno quelle fossero state seguite, se almeno il reganismo non avesse imposto al mondo l'idea assurda di sottoporre al mercato le operazioni che - era pacifico fra gli scienziati - il mercato era matematicamente incapace di gestire, almeno avremmo guadagnato un po' di tempo. Ma anche quelle soluzioni proposte dagli "economisti contro", che forse avrebbero potuto essere adeguate prima che la situazione fosse compromessa, ora sono inutili.

 "Decrescita" è una parola che ogni tanto risuona nei media, ma come un fantasma agghiacciante dal quale tenersi lontano. "L'orto sovversivo" è un concetto che pare, in qualche modo, solo grillino. Eppure vi sono studiosi seri e teorie solide, simposi periodici, intense e ferventi attività di ricerca applicata, pura, intellettuale e filosofica. Herman Daly è uno dei primi a proporre l'"economia a stato stazionario", ossia un'economia della non-crescita. E siamo ancora nel mondo dell'economia che ha una moneta, sebbene sia virtualmente impossibile accumularla all'infinito, dal momento che lo stock è fisso. Ma con una popolazione terrestre che si avvia a raddoppiare nell'arco dei prossimi cinquant'anni, anche le teorie economiche a stato stazionario entrano in crisi.: Infatti, il primo fattore per il mantenimento della stabilità economica è la stabilità demografica.

 E allora c'è chi va oltre. C'è chi prova a pensare ad un'economia senza moneta fatta di soli scambi. Grazie alle tecnologie moderne, grazie alla possibilità di organizzare i flussi di lavoro, di produzione dei servizi, del pensiero nel modo più razionale possibile. Determinando in tempo reale di cosa c'è bisogno - e dove ce n'è bisogno - è possibile costruire un'economia che non necessita della funzione di riserva della moneta. Un mondo dove vali per quello che dai alla comunità e la comunità c'è sempre e comunque, quando tu hai bisogno.

 E sapete dove si studia questa cosa? Beh, in molti posti ma, per ora, l'unico esperimento su larga scala è opera di un professore della Bocconi. Sì, la Bocconi: il pericoloso covo di squali della finanza, il tempio di Monti. E' lì che Massimo Amato sta realizzando su vasta scala un esperimento che, senza le potenzialità dell'informatica, sarebbe stato pura utopia. A Nantes le aziende si pagano così: lavorando le une per le altre, attraverso un sistema di rete diffuso di "crediti e disponibilità" che tutti i partecipanti al sistema possono verificare, in tempo reale.

 Dimenticavo; anche io sono uscito dalla Bocconi, e proprio sotto il rettorato di Monti. È lì che, per quattro anni, mi hanno ripetuto che le teorie economiche classiche fallivano miseramente alla prova dei fatti. Dei docenti che ho conosciuto, nessuno aveva una linea di pensiero che si sarebbe potuta ritenere affine a quella mostrata da Monti in questo periodo. Credo, nemmeno Monti stesso. E non credo che Monti non sappia quello che sta facendo: sono abbastanza convinto che in qualche modo creda che la sua linea di azione comporti il male minore.

 Ma quello che non ho ancora capito, e credo di poter dire anche molti bocconiani insieme a me, è: il male minore "di chi"?

LO STILE DI ANTONIO PAPPALARDO


MARO' - E adesso che abbiamo scoperto che non sono stati 
i due Marò a sparare, ma potrebbero essere stati alcuni militari 
di altri Stati, che non esitano a sparare addosso a chicchessia 
si avvicini troppo alle loro navi mercantili, che facciamo ???

Cominciamo a sputare in faccia a coloro che troppo sbrigativamente li hanno fatti ritornare in India ???
Seppure lo volessimo, non potremmo farlo, perché occorrerebbe tanta di quella saliva, che un comune mortale non può possedere. Solo un dio greco, Marte, Mercurio e, perché no, anche Caronte, il vile traghettatore delle anime nel regno dei morti, può averne così tanta da colpire tutti quei traditori, perché sono tali, che non hanno difeso, prima che quei ragazzi, l’onore della nostra Patria.
E i traditori non sono solo quei politici che si sono calate le brache, ma anche e soprattutto quei vertici militari e della Rappresentanza Militare, che sono rimasti a guardare. Tanto il sedere non era il loro.
Un giorno, credetemi, tutti costoro saranno giudicati e non dai magistrati, che oggi li proteggono, mente mandano in galera qualche delegato perché non ha compilato bene il foglio di viaggio.
Taluni vertici hanno ormai messo la faccia sotto terra. Tanto “che gli è frega”. Con tutti quei soldi che guadagnano, possono perdere anche la loro dignità, se mai ne hanno posseduta una.
Che bravi i vertici dei militari dell’Egitto che, quando insorge il popolo, si schierano al suo fianco e cacciano via un Presidente che non ha mantenuto gli impegni assunti con il popolo!
Se avessero fatto nel tempo il loro dovere i nostri vertici, le carceri italiane sarebbero piene di politici e di mafiosi. Trovandosi tutti nello stesso luogo, avrebbero fatto meno fatica a fare le loro trattative.
Noi in Sicilia abbiamo scritto una lettera al Capo dello Stato dicendogli che è partito il processo dell’autodeterminazione del popolo siciliano. Il Presidente Napoletano ci ha risposto. Molto cortesemente.
Noi abbiamo replicato in tal modo:
“Ella, dopo aver dichiarato di non poter accettare la nostra richiesta di essere da Lei ricevuti, rappresentando Ella l’unità nazionale, ha però precisato che “la strada efficace per liberarsi da interessi particolari, riscoprire l’interesse generale e poter contare di più contro le lobby finanziarie internazionali non sia la frammentazione delle sovranità nazionali, ma solo un rafforzamento delle istituzioni statali e comunitarie di una sempre maggiore integrazione dell’Europa”.
Ci conforta il fatto che Ella stessa abbia rilevato che l’Italia è afflitta da interessi particolari e da attività di lobby finanziarie internazionali, che la nostra classe dirigente politica non solo non è stata capace di contrastare, ma addirittura ha favorito con comportamenti conniventi inqualificabili.
Lei ci suggerisce di rafforzare le istituzioni nazionali e comunitarie per abbattere questo sistema perverso di potere, e non di frammentarle.

Signor Presidente, qualche giorno fa mi sono recato nella località dove è stato ucciso, in un conflitto a fuoco con i Carabinieri, Antonio Canepa, che i Siciliani ricordano come un fervente patriota, che ha difeso la dignità e l’autonomia della propria terra.
Mi sono fermato a meditare davanti al cippo, che commemora il fatto.
Entrambi, Carabinieri e Antonio Canepa, hanno fatto il loro dovere: i primi nel difendere, in obbedienza ai loro rigidi regolamenti, un ordine costituito, comunque imposto da una classe dirigente politica che aveva paura di confrontarsi democraticamente e pacificamente con un popolo, più volte tradito perché mandato a morire in guerre colonialiste e di potere e sottoposto a regimi dittatoriali, che mai hanno fatto parte della cultura isolana; il secondo, perché, rilevato lo stato di sofferenza e di prostrazione del popolo siciliano, non ha esitato a imbracciare le armi per difendere la sua terra da uno Stato divenuto oppressivo.
Di recente, si è giunti a giustificare coloro che hanno militato sotto la Repubblica di Salò, perché ritenuti comunque in buona fede nella difesa di valori in cui credevano.
Dei Caduti siciliani nessuno, né a livello nazionale né regionale, ha mai speso una parola. Eppure, quando lottavano, erano nel giusto!
I primi traditori sono quei parlamentari siciliani, che ottenuti i consensi del popolo isolano, chinano il capo a leader politici del Nord, e dimenticano i loro doveri verso i propri rappresentati.
Ma noi del Movimento “Unione dei Siciliani” non dimenticheremo quegli uomini coraggiosi che, seppur consapevoli di soccombere di fronte a forze schiaccianti, non hanno esitato a combattere e a morire per i loro ideali.
Lei si dichiara rappresentante dell’unità nazionale. Dedichi una giornata questi splendidi giovani, che non hanno nulla di che invidiare a Goffredo Mameli.
Noi siamo dell’avviso che questo sistema politico si è talmente incancrenito che non sono sufficienti i metodi che Lei auspica, per liberarsi di questo cancro.
Noi avvertiamo la sua sofferenza quando continua a strigliare questo sistema politico, sordo ad ogni reale ed efficace cambiamento.
Lei di recente ha parlato di stimoli.
Ci creda, Signor Presidente, gli stimoli non bastano.
L’Italia è una terra di terremoti e solo una scossa tellurica di rilevante magnitudine può riformare un Paese ormai vecchio e logoro.
Uno Stato Indipendente in Sicilia, all’interno di un Repubblica Federale e degli Stati Uniti d’Europa, Isola della Pace e Giardino ecologico, può far conseguire non solo all’Italia, ma a tutto il Continente, quel salto di qualità di cui ha bisogno, per rinnovare istituzioni politiche, sociali ed economiche che continueranno a devastare l’Italia se non ricevono un perentorio “ALT”.
Non rifiuti il nostro invito di essere ricevuti da Lei. Noi rappresentiamo quella cultura e quei valori del territorio, che sono stati ignorati e disprezzati per interessi particolari, come dice bene Lei.
In attesa della risposta del Presidente della Repubblica, noi ci rivolgiamo al popolo siciliano e italiano perché faccia giustizia !

Antonio Pappalardo

LE CONSEGUENZE DELLE NUOVE INDAGINI DELLA NIA



Indagato per stupro e falsificazione delle prove il ministro del Kerala il commissario D.S. Jaison e alcuni funzionari di polizia



La scusa che il CBI era troppo impegnato per cui si affidavano le indagini alla NIA era subito apparsa, ai più, uno stratagemma di Altamas Kabir e del Governo per verificare se vi fosse un disegno di cospirazione politica agganciata al caso dei Fucilieri di Marina.
Questa è la statura morale, la dignità e la credibilità degli accusatori dei Marò.
PK Kunhalikutty in questi giorni è salito alla ribalta della stampa nazionale e locale indiana non per uno degli interessi che rientrano tra le sue tante responsabilità che abbiamo elencato, ma per quello che in India viene chiamato “The ice-cream parlour sex case”, ovvero il caso degli abusi sessuali della gelateria, perchè era nella sala di una famosa gelateria di Thiruvananthapuram di proprietà di tale Sreejith che venivano prese di mira ed adescate le vittime.

Insomma, nel quadro politico indiano Kunhalikutty non è esattamente il primo che passa, ne l’ultimo arrivato visto che sta in politica da più di 15 anni. Le nuove indagini della NIA hanno dato nuovo impulso a quelle già in corso e che richiamavano responsabilità anche del fratellastro K. A. Rauf che ha fatto da tramite, lo stesso che fungeva da ufficiale pagatore,  e lo ha assistito nel porre in atto le sue ennesime prodezze di amante abusivo e che solo lo stato di coercizione e di ineludibile prigionia delle stuprate rende irresistibile nelle sue violente esplosioni sessuali.
A chiamarlo pesantemente in causa sono due ragazze che avevano ignorato sino ad oggi di essere le ultime di una lunga sequela di donne violentate : Roslin, residente ad Eranhipalam, e K. Bindu di Meenangady che hanno chiesto al tribunale di potersi inserire nel procedimento giudiziario già avviato nei confronti del Ministro e sul quale sta indagando l’agenzia federale CBI, Central Bureau of Investigation. Nella loro richiesta all’Alta Corte del Kerala, le due ragazze denunciano, con ampia dovizia di particolari, di essere state sequestrate e ripetutamente violentate per due lunghissimi giorni da Kunhalikutty in quel di Thiruvananthapuram, dove risiede il Ministro ed ha sede il governo del Kerala.

In un Paese dove si stuprano e si ammazzano decine di donne al giorno, dove spesso le denuncianti non sono credute e messe a loro volta sotto accusa con il rischio di incorrere in lunghe e disumane detenzioni e dove la gente sparisce all’improvviso non lasciando più traccia alcuna dietro se stessa, le due donne meritano un plauso per il coraggio avuto e, forse, indignate per la scarsa ricompensa infatti sono state le 10mila Rupie elargite in contanti a ciascuna di loro, figuriamoci, l’equivalente di 128 euro al cambio di oggi. Ai superstiti dei due pescatori indiani, per l’uccisione dei quali il ministro era tra quelli che hanno accusato i Marò italiani, Monti fece recapitare 150mila euro a famiglia, tanto per rendere l’idea.
Per completare il quadro, non va dimenticato che da più parti, soprattutto da parte del leader dell’opposizione V.S. Achuthanandan, si invocano indagini perché si accertino cause e circostanze che hanno causato la morte di Abbas Sait, l’ex capo della segreteria politica del ministro. Sapeva troppo?
Con i riflettori di inquirenti e magistrati puntati sul fortemente sospettato, si sono ridotti al minimo i rischi di una esposizione giudiziaria nei suoi confronti per cui le due ragazze hanno alla fine trovato il coraggio per uscire allo scoperto.
Nonostante la collusione del commissario D.S. Jaison e alcuni funzionari di polizia, tutti coinvolti anche nel caso di Girone e Latorre,  PK Kunhalikutty dovrà rispondere ai seguenti capi d'accusa : rapimento e sequestro di persona, stupro aggravato e continuato, lesioni gravi, minacce gravi e continuate, corruzione, reiterazione di tutti i reati contestati.

GLI ITALIANI VERI....GLI ITALIANI CHE CAPISCONO

DOPO 17 MESI.......LA MISURA E' COLMA 
 (DIO VI GUARDI DALLA NOSTRA IRA)





Quando una nazione perde la dignità e l'onore quando un popolo viene vessato, vilipeso, affamato e considerato responsabile dei guai causati dai governanti che ha eletto o che hanno usurpato il posto con raggiri, ribaltoni o intese che sono contrarie alla volontà della maggioranza di coloro che li hanno eletti quali loro rappresentanti (non padroni)è il  momento di dire BASTA.
In qualsiasi azienda chi manca di rispetto al datore di lavoro, chi ruba o crea danni per la stessa viene licenziato l'azienda ITALIA è l'unica al mondo che paga i propri dipendenti perché venga danneggiata.
Paga i signori del palazzo, che ormai, hanno acquisito la consapevolezza che possono raggirare i propri datori di lavoro riducendoli al silenzio con dichiarazioni in politichese, promesse e raggiri oppure alleanze tra loro per non dover tornare al giudizio di noi sprovveduti che li potremmo mandare a casa; possono fare decreti che favoriscono le corporazioni delle quali fanno parte o delle categorie di appartenenza; non si sognano minimamente di ridurre il loro numero e i loro compensi; nessuno ha mai presentato un disegno di legge che vieti, a chi fa politica, di esercitare la propria professione e dedicarsi a tempo pieno alla funzione per la quale e stato eletto pena l'interdizione; nessuno, di quei signori che siedono in comode poltrone in ambienti lussuosi, è disposto a rinunciare a privilegi e indennità anzi trovano sempre il modo di aggirare qualsiasi iniziativa o proposta.
Diciamoci la verità: siamo un popolo di creduloni, ingenui, timorosi di perdere quel benessere che ci siamo guadagnati col sudore di un onesto lavoro e per questo subiamo passivamente qualsiasi tipo di sopruso.
Confidiamo ancora che con referendum possiamo modificare, abolire o cambiare qualcosa mentre ci hanno dimostrato che non servono a nulla (vedi finanziamento pubblico ai partiti, ministero dell'agricoltura, ecc...).
Crediamo che con  petizioni possiamo smuovere le coscienze ignorando che vengono passate nei trita documenti e riciclate in nuovi fogli per farne altre.
Abbiamo l'ingenuità di credere che le promesse fatte in campagna elettorale possano venir mantenute non capendo che non è uno che può decidere cosa fare ma sono tanti e che la pensano in maniera molto diversa.
Quando i politici dichiarano l'Italia "Democratica" hanno uno strano concetto della democrazia, esercitano una pressione fiscale degna del più feroce tiranno medioevale, mettono in crisi le aziende inducendo le persone oneste al suicidio, non tutelano il lavoro,  dichiarano il FALSO sull'economia per puri scopi politici, le forze dell'ordine non sono tutelate, anzi spesso, sono messe sotto accusa mentre i delinquenti sono assolti vuoi per compiacenza o inadempienza di certa magistratura vuoi per articoli della giurisprudenza non più attuali ma obsoleti. 
La stoccata finale, che ha ucciso la nostra credibilità, l'economia e l'immagine, l'hanno data coloro che erano stati chiamati come i salvatori della patria; tecnici e professori osannati da una certa parte politica e fortemente voluti da colui che dovrebbe essere il garante di tutti noi.
Mai scelta si è rivelata più funesta; oltre ad affossare il paese la loro incapacità a portato l'Italia e le FF.AA. al dileggio internazionale, alla vergogna e disonore, gettato la nostra bandiera nel fango e chinata la testa di fronte alla protervia di un paese "amico" che con l'inganno e false accuse ha sequestrato due nostri Fucilieri di Marina per un fatto commesso da altri e non si sono dimostrati in grado, dopo 17 mesi, di contrastare con fermezza le prepotenze Indiane, anzi adottando una linea di sottomissione in nome degli scambi commerciali ed economici.
Latorre e Girone, processo in autunno e poi torneranno in Italia.
Intanto, dal rientro in India, come assistenti dell’addetto militare hanno uno stipendio di 6.400 euro. 
Nell’accordo siglato con l’India per il rientro dei marò c’era
l’impegno che non venivano arrestati.
Da pochi giorni si conosce “ l’ affidavit “ ,
il documento che è servito al governo Monti a rispedire i Marò
in India, dopo aver deciso pochi giorni prima di trattenerli in Italia.
La comunicazione porta la data del 21 marzo ed è stata
consegnata dall’ inviato del governo, Staffan De Mistura,
ai parlamentari del Movimento 5 Stelle durante una recente
audizione.
L’ambasciata indiana si impegna su due punti fondamentali.
Il primo che i due marò non verranno arrestati se rientrano
nei tempi stabiliti dalla corte suprema indiana per il permesso
che era stato concesso di rientrare in Italia; poi si sostiene
che saranno rispettate tutte le condizioni già previste come
la possibilità di poter restare in ambasciata.
Dal rientro in India le condizioni dei due marò sono ulteriormente migliorate e con il nuovo incarico come assistenti dell’ addetto militare hanno uno stipendio mensile di 6400 euro netti.
I familiari vanno a trovarli regolarmente ed alloggiano in due piccoli ma confortevoli appartamenti.
Il fatto che i marò sono da 17
 mesi in India e che non saranno processati in Italia rimane; al punto due si legge – secondo la consolidata giurisprudenza indiana il caso dei marò non rientra nella categoria che può comprendere la pena capitale quindi su questo riguardo non si può nutrire alcuna preoccupazione. Il 10 Luglio, Latorre e Girone sono stati interrogati; sulle accuse di aver ucciso i due pescatori hanno preferito non rispondere.
Oramai il governo Letta sembra rassegnato al processo indiano e ad una possibile condanna che poi verrebbe scontata in Italia.

Pochi si sono resi conto che sono i poteri economici a dettare le regole e i poteri economici hanno tutto l'interesse a svendere il nostro paese.
Quando le loro leggi o decreti, che dovrebbero tutelare i cittadini, creano disagi o disparità o favoriscono solo alcune "classi" andrebbero abrogate e riscritte.
Tutto questo,e altro, a scapito del "popolo sovrano" che subisce passivamente e anzi favorisce e rinforza il potere di quella minoranza che, forte del consenso di pochi, spadroneggia con arroganza e quando prestano giuramento sulla Costituzione: fanno SPERGIURO consapevolmente.
Insomma il gregge si è fatto circondare dai lupi e nessuno, ne il pastore ne i cani, sono in grado di proteggerlo e quindi è necessario far intervenire gli arieti.
Noi siamo gli "arieti", tutti coloro che credono nei valori della patria, che credono nell'altruismo nell'onestà nella fratellanza, nella dignità e che non sono disposti a lasciare che i lupi facciano scempio del gregge.

Valendo il principio che l'unione fa la forza:
Propongo di costituire un Comitato, Associazione o movimento, chiamatelo come volete per la tutela dei Militari che operano all'estero, DOVREBBERO RIUNIRSI TUTTI I GRUPPI in un unica Associazione con l'obbiettivo di evitare il ripetersi di simili episodi e perseguire tutti coloro che hanno generato questa insostenibile situazione

L'autogol della finta sobrietà

L'autogol della finta sobrietà

Il 2 giugno che ha umiliato i militari



Considerando gli sprechi che,  giornalmente, fanno i nostri politici questa vergogna ce la potevano risparmiare e dimostrare una considerazione migliore per chi serve la Nazione.
I Lince restano in garage e le Frecce Tricolori negli hangar per compiacere chi non ama le Forze Armate. 
Le eccellenze vanno esibite, non nascoste
La chiamano sobrietà, ma sembra un harakiri messo in scena nell'antica maestosità dei Fori Imperiali. Lo sfarzo del passato a far da mesto contrappunto a un'Italia decisa a tarparsi le ali. Lo capisci sin dall'inizio quando dall'infilata del Colosseo vedi sbucare le venti bandiere delle regioni italiane montate su altrettanti mezzi.
E in coda su un ulteriore veicolo persino lo stendardo dell'Unione delle Provincie italiane, ovvero di quelle istituzioni amministrative considerate la piaga di un Italia in malora. Il contrasto è da infarto. Mentre quei 21 mezzi esibiscono rappresentanti dell'Alto Adige, della Sicilia e della Toscana arrivati sicuramente non a costo zero i Lince, ovvero i blindati che salvano la vita dei nostri soldati impegnati in Afghanistan, vengono tenuti accuratamente nascosti. Quei mezzi realizzati dall'Iveco grazie alle specifiche delle nostre forze speciali sono attualmente uno dei migliori blindati leggeri presenti sullo scenario internazionale. E le commesse incassate grazie all'interesse di paesi come Gran Bretagna, Russia e Turchia lo hanno trasformato in uno dei migliori investimenti realizzati dalle nostre Forze Armate. Esibirli davanti agli addetti militari presenti alla parata del 2 giugno più che una spesa sarebbe un investimento. Invece si preferisce tenerli negli hangar, lontani dagli occhi degli italiani sventolanti la bandiera arcobaleno.
Ma la contraddizione più dolorosa di questa parata nel segno dell'austerità è lo striminzito spazio dedicato ai reparti che da anni si avvicendano sui più turbolenti scenari internazionali. Reparti che solo in Afghanistan hanno sacrificato 52 vite. Il loro comportamento, la loro capacità di misurarsi con le popolazioni locali e saper fronte alle minacce vengono definiti «fantastici» dai comandanti della missione Nato. Ma in patria delle loro fantastiche qualità non sappiamo cosa farcene. Fedeli alle raccomandazioni del risparmio, ma anche agli scrupoli di chi a continua a considerare divise armi e bandiere alla stregua del fumo negli occhi, li diluiamo tra pompieri, secondini, crocerossine e corpi forestali. Anche quest'ultimi hanno la loro dignità, ma se sui Fori Imperiali deve marciare il meglio della nostra Repubblica sarebbe auspicabile garantire maggior presenza ai corpi che più di altri contribuiscono al prestigio del paese. Primi fra tutti quei fanti di Marina del Battaglione San Marco sfilati  senza che nessuno (nemmeno il Ministro della difesa) ricordasse Massimiliano La Torre e Salvatore Girone, i loro due compagni prigionieri degli indiani da oltre un anno e mezzo. 
Come mai ci si dimentica troppo spesso di chi mette a rischio o sacrifica la vita per il bene comune?
Perché il Comandante in capo delle FF.AA. non ha tuonato contro questo finto risparmio voluto solo da chi pensa di poter fare a meno dei Militari?
E mentre il ministro della difesa Mario Mauro ricorda, giustamente, il sacrificio del brigadiere dei carabinieri Giuseppe Giangrande vien da chiedersi perché questa rivista austera non riservi uno spazio ai soldati feriti nelle missioni di pace.
Sui Fori Imperiali c'erano  gli anziani delle associazioni d'arma arrivati a Roma a spese del contribuente. 
Svolgono sicuramente un compito meritorio nell'ambito del ricordo, ma al posto loro preferiremmo vedere chi porta sulla pelle cicatrici che non rimargineranno mai e sono l'esempio vivente dei rischi a cui vanno incontro i nostri soldati. Portarli tra la folla oltre a essere un doveroso tributo al loro sacrificio servirebbe a far capire - meglio di tanti vaniloqui pacifisti - quant'orrenda e dolorosa sia la guerra che, se per assurdo, dovesse capitare di riviverla mi chiedo con cosa affronterebbero il nemico
Ma i sentimenti in tempi di austerità non vanno di moda. E così al risparmio netto di 200 o 300mila euro si è tolta agli italiani anche la gioia di veder la Pattuglia Acrobatica disegnare il tricolore nel cielo che, evidentemente, a qualcuno non piace molto o da fastidio.
A ricordarlo sventolando un cappellino con le insegne delle Frecce sotto il naso del capo delle FF.AA. Giorgio Napolitano ci ha pensato l'ex ministro della Difesa Ignazio la Russa. Ma a rammentarci che son tempi grami, son arrivate alla fine persino le divise dei vigili urbani di Roma. Non sono molto marziali, ma costano poco.

giovedì 25 luglio 2013

ORGOGLIO TARDIVO

Marò: l’innocenza è una carta selvaggia


di: Toni Capuozzo
Italia e India, sulla questione dei marò, sembrano due giocatori di poker che litigano su un dettaglio -la finestra aperta perché uno fuma troppe sigarette, la luce che l’altro vorrebbe più tenue  – evitando la madre di tutti i problemi, le carte che ognuno dei due ha in mano. Adesso l’intoppo che prolunga l’inchiesta dell’Agenzia Nazionale di Investigazioni indiana è la questione dell’interrogatorio degli altri quattro fucilieri di marina che erano, con Latorre e Girone, a bordo della Lexie, quel 15 di febbraio di un anno fa. Per l’India non vanno bene gli interrogatori via skype, nè via mail, nè l’invio di funzionari a Roma per effettuare l’interrogatorio. Per l’Italia non va bene inviare in India i quattro. La questione non è di poco conto, perché sembra che le raffazzonate perizie balistiche non abbiano confermato che a sparare siano state le armi sequestrate con  Latorre e Girone, e come si sa ogni arma è strettamente individuale e ogni arma lascia un segno unico sui proiettili.
Non è di poco conto perché pare ovvio che l’Italia tema provvedimenti restrittivi anche nei confronti degli altri quattro, e che  comunque ne faccia una questione di orgoglio. Lo stesso sta facendo l’India, che sbandiera un impegno sottoscritto a suo tempo dall’Italia, secondo il quale gli altri membri del team del San Marco, liberi di rientrare in patria, sarebbero comunque rimasti a disposizione dell’autorità giudiziaria indiana. Ma è un intoppo che fa comodo ad entrambi: consente all’Italia di fare, una volta tanto, l’irremovibile, e all’India di non chiudere l’inchiesta della Nia, anche dopo che sono scaduti i 90 giorni previsti dalle legge indiana.
Una specie di gioco della parti, sullo sfondo di quello che il pigro vocabolario politico italiano chiamerebbe un inciucio, e un cronista giudiziario definirebbe patteggiamento: una condanna simbolica dei due marò, e il ritorno a casa, con una pena da scontare nei modi più quieti e tranquilli, salvando l’onore, e non solo quello, di tutti. Un finale deamicisiano, che non a caso il ministro degli Esteri colloca prima di Natale. Il problema è che l’India fatica a chiudere l’inchiesta perché le premesse da cui si è mossa erano davvero sgangherate: gli inquirenti del Kerala si sono mossi come elefanti sulla scena del crimine, hanno manipolato dati e testimonianze, hanno omesso ipotesi investigative importanti.  L’Italia, davanti alle evidenze che contribuiscono a confermare l’innocenza dei due fucilieri di marina (hanno sparato sì, come del resto hanno confermato, ma in una circostanza e a un’ora molto diversa da quella che ha visto la morte di due pescatori indiani) ha eretto il muro del silenzio, nella politica e sui grandi media. E’ facile immaginare che abbiano prospettato, anche ai marò e alle loro famiglie, la via compromissoria scelta come la più veloce e la più sicura per tornare a casa: battersi per l’innocenza provocherebbe l’irrigidimento dell’India, proprio adesso che abbiamo trovato una scappatoia…. L’India sa che celebrare il processo con le “prove” che ha in mano è rischioso, e deve destreggiarsi in una situazione delicata: sono fuori gioco i campioni della colpevolezza della prima ora, la giustizia del Kerala e quel governatore del Kerala sommerso da scandali, ma sono pur sempre in vista, la prossima primavera, le elezioni presidenziali. Cavarsela con un’insufficienza di prove sarebbe un colpo da maestro, che circonderebbe la Suprema Corte di un’aura di coraggiosa patria del diritto, ma alimenterebbe critiche e strumentalizzazioni politiche. Ma peggio ancora sarebbe ammettere che i colpevoli della morte dei due pescatori erano altri, e se li sono fatti filare via sotto il naso. Un imbarazzo su cui l’Italia, debole da sempre, in questa vicenda, non vuole maramaldeggiare: meglio l’uovo della pena casalinga, e le uova degli affari come sempre, della gallina domani.
Così, romperemo qualche uovo, sabato prossimo, a Mezzi Toni, portando nuovi elementi che appuntano i sospetti sul comportamento della Olimpic Flair, la nave greca. Convinti che si possono avere, insieme, la libertà e il ritorno a  casa per i due marò, e la dignità che sottende a quella parola semplice che nessun ministro italiano ha mai avuto il coraggio di pronunciare, anche quando avevano ragione sulla questione della giurisdizione, quando compensavano- quasi come un’ammissione- le famiglie delle vittime, quando nutrivano timori comprensibili, come sull’interrogatorio degli altri quattro, senza mai però dire che non dobbiamo aver paura delle indagini,e  piuttosto pretenderle, e serie. Una parola : innocenza.