lunedì 16 novembre 2015

Generazioni

Dov’è la gioventù europea mentre l’Europa muore?





D’istinto…
Da Youporn si esce, da Facebook anche. Dai loop è difficile. Girano in tondo e in tondo e in tondo come le palle di chi ci sta ancora con la testa in mezzo a questo caos. Figuriamoci dal blocco di pigrizia mista a voglia di rivoluzionare tutto in due virgola quattro secondi, lo stesso tempo che Google impiega ad offrire risultati alla richiesta di qualsiasi cosa. A questa gioventù, d’altronde, non viene chiesto di salvare il mondo, viene chiesto, quantomeno, di sentirselo proprio, non come uno scomodo lascito.
Dove sono i volti delle nuove leve del futuro occidentale, europeo, solo dietro ad uno stupido filtrino che modifica la foto del profilo social coprendola con la bandiera francese o quella della pace o quella del Turkmenistan, in base all’occorrenza? Dov’è è il guizzo della gioventù che sbeffeggia e schiaffeggia il buonismo militante, lo irride e lo piazza in un angolo, esattamente lì dove dovrebbe stare? Dove il dinamismo? Dov’è il megafono? Dov’è l’irruenza e la sfacciataggine dell’innocenza, dell’ingenuità, la secchiata di merda all’annichilimento di quest’epoca? Ah giusto, occupare piazze, presidiare quell’esatta porzione di suolo nazionale fino a farsi andare via la voce non serve a nulla, certamente. Pensate forse che invece star qui a battere i tasti di un Acer serva a qualcosa? No, serve solo a raddoppiare il livore, a ricalcare a penna la bruttezza della solitudine nelle nostre singole celle sentimentali, rabbiose. Ognuno la propria. Più solitudini virtuali, del resto, non hanno mai fatto una comunità reale. Ah è vero, che pirla che sono diventato: per vomitare rabbia, oggigiorno, basta scrivere in maiuscolo sul web e il gioco è fatto.
Tornando a noi. Insomma Jan Palach è stato uno stronzo. Sì, uno stronzo. Si è dato fuoco per la libertà della sua terra, in pubblica scalinata, figuratevi che imbecille. Sarebbe bastato, che so, un tweet, un post su Facebook: “Mannaggia i carri armati sovietici”. Ve lo immaginate? Ah già, nel ’69 i social neanche esistevano. Come il sacrifico di Palach o come il movimento del ’77 verso il ripudio del marxismo-leninismo, seppur tra le sue storture valoriali. Come le parole di Stenio Solinas all’alba della ‘Nuova Destra’ in versione italiana, così ispirata a un gagliardo De Benoist. Manca la rabbia, manca la rabbia che riempie la piazza, e fomenta d’amore per la propria terra le ore precedenti. Manca il flusso e la liquidità di una generazione gelatinosa, impacchettata nei crismi di quelle precedenti, che si accontenta delle tesi di qualcun altro.
Non si può pretenderla vecchia e saggia fin da subito. Prima dev’essere gioventù errante e prorompente, magari anche fuori dai social.
Come quel plasmarsi continuamente, come quella salvifica metamorfosi che impedisce la cancrena colse gioventù prima della nostra, che dettava l’avanguardia, nuovi modelli e linguaggi, nuove visioni e riferimenti culturali. Un calcio al vecchio, l’innesto del nuovo per reagire alla scelleratezza dei tempi. Dov’è la gioventù europea? Dove, mentre questa terra cade in ginocchio forata dai mitra dell’integralismo islamico, dov’è mentre il vecchio continente è così vecchio da soffrire di Alzheimer e dimenticare padri e radici, dei propri figli? Dov’è la gioventù europea mentre alcuni europei chiedono scusa per ciò che siamo, dimenticando di chi siamo e siamo stati? 
Dove sono i colori delle bandiere nazionali? Manca la forza ma c’è l’anima. E pensare che la serenità dei giovani d’Europa farebbe crepare le gonfie coronarie dei loro coetanei scimmieschi armati di un vecchio mitra, completamente lobotomizzati mentre non distinguono il bene dal male, mentre non distinguono la grandezza, la saggezza, la purezza di un Dio da quella di una merda raccolta nei peggiori meandri della cultura infilatagli nella scatola cranica. Dove sono i fiumi di giovani entusiasmi che spingono i governi sull’orlo, che mettono pressione all’Europa con la marcia e la protesta, con i capricci di un’era personale irripetibile?
Alcuni, addirittura, scelsero la strada della jihad al fianco dell’Isis, pescati sul web come cefali, come ricordava un vecchio sondaggio.
Nessuna frettolosa ideologizzazione tardo antica, ma spirito bruciante nell’assistere inerme ad un nuovo ritorno al medioevo, svuotati della speranza nella logica, della sovranità che ci spetta per nascita oltre al peccato originale e ad una bella fetta di debito pubblico.
Senza troppi sofismi. Contesto il mio tempo perché è vuoto d’umanità, perché è un riflusso di noia. È molle e superficiale, è pieno di rinvii e lacune. Perché non ha le palle di reagire. Perché non si ritorna, perché soffre di eiaculazione precoce. Contesto il mio tempo perché non ha fede, non ha identità, non ha memoria.
Togliete le cuffiette quando non siete in Erasmus e per favore, non vi accontentate, come quel popolo dei lenzuoli, dopo la morte di Falcone e Borsellino, che fece sentire alla mafia la combattente presenza di una giovane generazione

di E. Ricucci

martedì 15 settembre 2015

INNOCENTI


1. FERMI TUTTI! ECCO L'AUTOPSIA CHE SCAGIONA I DUE MARÒ LATORRE E GIRONE. E NON È UN DOCUMENTO MISTERIOSO, MA È STATA ALLEGATO DALL'INDIA (SIC!) AL PROCESSO DI AMBURGO
2. NEL DOCUMENTO SI PROVA SENZA OMBRA DI DUBBIO CHE I PROIETTILI IN DOTAZIONE AI DUE FUCILIERI NON SONO COMPATIBILI CON LE FERITE DEI PESCATORI UCCISI. PERCHÉ I VARI LETTA, MONTI, RENZI, DE MISTURA, NON L'HANNO MAI USATA PER SCAGIONARE I DUE MILITARI?
3. DALLE CARTE EMERGE CHIARISSIMO L'OCCULTAMENTO DELLE PROVE: IL PESCHERECCIO FU AFFONDATO, IL GPS CONSEGNATO DOPO 8 GIORNI (MANOMESSO?), LE VITTIME SUBITO CREMATE
4. L'ENRICA LEXIE FU SEQUESTRATA PER SETTIMANE, ALLA RICERCA DI UN'ARMA CHE CORRISPONDESSE ALLE FERITE (MAI TROVATA). I TRUCCHI INDIANI NON HANNO FUNZIONATO, EPPURE GIRONE È SEMPRE IN INDIA. IL GOVERNO SI SVEGLIERÀ PER L'ARBITRATO ALL'AJA















Di  Maria Giovanna Maglie

Questa autopsia scagiona i due fucilieri di San Marco. La mostro volentieri ai lettori di Dagospia, ma questa autopsia è il segreto di Pulcinella, difficile credere che nessuno ne avesse copia.  E' andata così fra Italia e India per tre anni e mezzo, due militari come carne da macello, ostaggio di affari ,commesse di armi, tangenti, accordi malfatti per far risparmiare gli armatori, promozioni e incarichi insperati per chi ha fatto il lavoro sporco, calunnia su chi si è ribellato. Anche ora, a ogni carta che esce, fanno spallucce, come se gli dispiacesse l'innocenza di due italiani.
AUTOPSIA PESCATORI INDIANI NEL CASO DEI MARO GIRONE LATORREAUTOPSIA PESCATORI INDIANI NEL CASO DEI MARO GIRONE LATORRE

 Tutti zitti come spie, non solo PittiBullo che dopo le spacconate iniziali di marò non ha mai più parlato, non solo il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, alla quale l'incongruenza era stata segnalata già da tempo insieme a una perizia importante e ignorata di Luigi Di Stefano, ma pure il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, che per paura di sbagliarsi ripete sempre lo stesso mantra,”riportiamoli a casa, poi si capirà chi ha sbagliato”. Intanto Girone è lì, e nessuno alza un dito.

Poi, sempre poi, qualcuno la chiederà sul serio una commissione di inchiesta parlamentare, visto che finora nessuna richiesta ufficiale è stata presentata da nessun parlamentare, nemmeno uno di coloro che da destra sull'argomento strillano indignazione. Tranquilli, bastano poche firme per una commissione di inchiesta di iniziativa popolare, anche questo basta saperlo. Qualcuno chiederà conto a tutti coloro che in questi anni hanno dichiarato non solo che i due andavano giudicati in India, in spregio a qualunque legge internazionale, ma anche che i due erano probabilmente colpevoli.

Come dimenticare quel “siamo sicuri che siano innocenti” di Emma Bonino, le dichiarazioni tremebonde di Sandro Gozi, ora sottosegretario a Palazzo Chigi, già presidente dell'Associazione Italia India; i “patti da rispettare “ ostentati da Corrado Passera, il risarcimento frettoloso elargito alle famiglie dei pescatori dall'ammiraglio e ministro della Difesa, Di Paola, le riflessioni da statista di Lapo Pistelli, convinto del processo a Delhi, lo sdegno peloso di Enrico Letta, sdegnato chissà “de che” per le dimissioni sacrosante di Giulio Terzi.

Come dimenticare le penose acrobazie di viaggio del super inviato Staffan De Mistura tra le due capitali. Davvero il pluripremiato diplomatico, che ora finge autorevolmente di occuparsi di Siria, che presenziava a finte udienze in tribunale riconoscendo così a nome della nazione italiana la giurisdizione indiana, non ha mai visto l'autopsia? Non l'ha chiesta, né lui né gli avvocati?
Il documento è dunque questo, è l'autopsia ufficiale, mai sostituita da altre, dei due indiani uccisi, non da Massimiliano La Torre, non da Salvatore Girone, il 15 febbraio del 2012 al largo della costa del Kerala. Stava tra le carte presentate dall'India a memoria difensiva al tribunale del mare di Amburgo. Bastava chiedere, come ha fatto genialmente per primo Lorenzo Bianchi, del Quotidiano Nazionale, e poi altri giornalisti, periti, appassionati di una vicenda ogni dì più a fosche tinte; come con tutta evidenza non hanno fatto i governi italiani, a voler loro attribuire incapacità ma non mala fede, a voler pensare che questa autopsia e le altre carte che continuano a venir fuori con relativa facilità non siano state nascoste nel fondo di qualche cassetto, perfino occultate al titolare della Farnesina all'epoca dei fatti.
L'anatomo patologo K. S. Sasikala esaminò i cadaveri dei pescatori, Valentine Jelastine e Ajeesh Pink, il rapporto ufficiale è stato consegnato come allegato numero 4. A pagina 2 Sasikala descrive e misura il proiettile estratto dal cervello di Jelastine. È una pallottola molto più grande delle munizioni calibro 5 e 56 Nato in dotazione ai marò. Sasikala ha misurato un’ogiva lunga 31 millimetri, con una circonferenza di 20 millimetri alla base e di 24 nella parte più larga. Il proiettile italiano è lungo 23 millimetri,8 in meno. I colpi dei kalashnikov si fermano a 26,4 millimetri. Il proiettile viene dunque da un’arma diversa dai mitra Minimi e Beretta Ar 70/90 in dotazione ai fucilieri di marina italiani.
Vi risparmio le testimonianze dei colleghi dei due morti, che parlano come dei laureati ad Harvard e ripetono imboccati le stesse identiche frasi, e, sempre dalle carte depositate ad Amburgo, il dettaglio non insignificante che il Gps del peschereccio Saint Antony non fu consegnato alla polizia appena arrivò in porto, ma otto giorni dopo, il 23 febbraio, il tempo sufficiente a manomettere qualunque dato registrato. D'altra parte il peschereccio colò provvidenzialmente a picco, i due morti furono cremati, etc etc..

peschereccio maro st antonyST ANTONY

In soccorso degli occultatori di prove, oggi sputtanati, corre Repubblica, che scrive che “l'India potrebbe aver inviato ad Amburgo una vecchia perizia con misurazioni fatte in maniera approssimativa poi soppiantata da una nuova perizia fatta anche alla presenza di carabinieri italiani i cui risultati invece confermerebbero la compatibilità delle misure del proiettile estratto  dalla testa di uno dei due pescatori indiani uccisi, con quelle in dotazione dei militari italiani”.

Non è vero, chiunque abbia seguito il caso, e la stessa Repubblica che lo ha scritto nel febbraio del 2012, sa che i due esperti del Ros mandati da Roma per partecipare alla perizia balistica furono subito esclusi dalle prova balistiche, alle quali parteciparono in assoluta segretezza esclusivamente esperti indiani che cercarono di "correggere" le risultanze dell'autopsia, rimaneggiando le misurazioni dei proiettili estratti.

monti severino passeraMONTI SEVERINO PASSERA
Alla fine anche la perizia balistica indiana che e' agli atti della Difesa e della Procura della Repubblica non riusci' a dare elementi conclusivi sulle armi utilizzate, e fu proprio per questo che la petroliera Lexie venne bloccata a Kochi per altre tre settimane, perché la polizia indiana cerco' disperatamente un'arma compatibile con le pallottole indicate dalla patrizia balistica, senza trovarla, e senza riuscire a piazzarne una.

Staffan de MisturaSTAFFAN DE MISTURA
Com'è che oggi quell'autopsia è finita nelle carte di Amburgo? Certamente gli indiani hanno portato a quel Tribunale un'accusa completa, a differenza dell'Italia, che si spera lo faccia ora alla Corte dell'Aja, utilizzando, per la serie meglio tardi che mai, le carte venute fuori che scagionano La Torre e Girone, o il sospetto di complicità diventerà certezza. Certamente gli indiani in questi anni ne hanno fatti non pochi di pasticci, qualche carta può essere scappata loro, ma il primato dei pasticci, sulla pelle di due militari in missione anti pirateria, all'Italia non glielo toglie nessuno.

RENZI GENTILONIRENZI GENTILONI
Commissione d'inchiesta, dunque, e al più presto! Certo, senza rigoroso controllo potrebbe finire come quelle abortite sulle vittime dell'uranio impoverito; una strage, e un'altra storia orribile, tutta da raccontare.
?

martedì 21 luglio 2015

L'IPOCRISIA E L'INUTILITA'DELL'ONU


PAROLE E  SOLO PAROLE



L'ONU e l'italia in particolare, stanno contravvenendo al Proclama annunciato con la DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI che Il 10 dicembre 1948, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvo' e ne chiese la diffusione globale in tutte le lingue.
Lo scopo che si prefigge è: "favorire la soluzione pacifica delle controversie internazionali, mantenere la pace e promuovere il rispetto per i diritti umani"

Gli attuali governanti dell'Italia, firmataria del documento, sembrano ignorare e aggirare quasi tutti gli articoli presenti e dovrebbero venire perseguiti dal Tribunale per i Diritti Umani per l'inosservanza da quanto stabilito dall'assemblea.  (gli omissis possono essere visionati sulla Carta dei Diritti).

Articolo 1
Tutti gli esseri umani nascono liberi (CON UN DEBITO DI € 36.325 appena nati) ed eguali in dignità e diritti.
Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di
fratellanza.    (PROPRIO COME IN ITALIA)
Articolo 2
............................omissis

Articolo 3
Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria
persona.  (LE CRONACHE DEGLI ULTIMI TEMPI DICONO IL CONTRARIO)
Articolo 4
...............................omissis
Articolo 5
Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamento o a
punizione crudeli, inumani o degradanti. (VEDI SUICIDI, POVERI, PENSIONATI, SFRATTATI E PRECARI)
Articolo 6
....................................omissis
[Articolo 7>11
|Tutti sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna
|discriminazione, ad una eguale tutela da parte della legge. Tutti hanno diritto
|ad una eguale tutela contro ogni discriminazione che violi la presente
|Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione.
[Articolo 8
|Ogni individuo ha diritto ad un'effettiva possibilità di ricorso a competenti
tribunali contro atti che violino i diritti fondamentali a lui riconosciuti dalla
|costituzione o dalla legge.

[Articolo 9
|Nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato.
[Articolo 10
|Ogni individuo ha diritto, in posizione di piena uguaglianza, ad una equa e
|pubblica udienza davanti ad un tribunale indipendente e imparziale, al fine
|della determinazione dei suoi diritti e dei suoi doveri, nonché della fondatezza
|di ogni accusa penale che gli venga rivolta.
Articolo 11
|1. Ogni individuo accusato di un reato è presunto innocente sino a che la
|sua colpevolezza non sia stata provata legalmente in un pubblico
|processo nel quale egli abbia avuto tutte le garanzie necessarie per la
|sua difesa.
|2. Nessun individuo sarà condannato per un comportamento commissivo
|od omissivo che, al momento in cui sia stato perpetuato, non
|costituisse reato secondo il diritto interno o secondo il diritto
|internazionale. Non potrà del pari essere inflitta alcuna pena superiore
[a quella applicabile al momento in cui il reato sia stato commesso.
(Dal 7 all'11 SONO ARTICOLI COMPLETAMENTE IGNORATI DA UNA PARTE DELLA  NOSTRA MAGISTRATURA)
Articolo 12
Nessun individuo potrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie nella sua
vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa, nella sua corrispondenza, né a
lesione del suo onore e della sua reputazione. Ogni individuo ha diritto ad
essere tutelato dalla legge contro tali interferenze o lesioni.  (FALSO)
Articolo 13
1. Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i
confini di ogni Stato.
2. Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e
di ritornare nel proprio paese.    (FALSO)
Articolo 14
..........................omissis
Articolo 15
1. Ogni individuo ha diritto ad una cittadinanza.
2. Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua
cittadinanza, né del diritto di mutare cittadinanza.  (FALSO)
Articolo 16
1. Uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare
una famiglia, senza alcuna limitazione di razza, cittadinanza o religione.
Essi hanno eguali diritti riguardo al matrimonio, durante il matrimonio e
all'atto del suo scioglimento.
2. Il matrimonio potrà essere concluso soltanto con il libero e pieno
consenso dei futuri coniugi.
3. La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto
ad essere protetta dalla società e dallo Stato.     (STRAVOLTO)
Articolo 17                                                                            
1. Ogni individuo ha il diritto ad avere una proprietà sua personale o in
comune con altri.
2. Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua  proprietà.

                                                                          (FALSO)
Articolo 18
Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale
diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di
manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la
propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto
e nell'osservanza dei riti.                   (I MUSSULMANI NON LO SANNO)              
Articolo 19
Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il
diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare,
ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza
riguardo a frontiere.                  (FALSO)
Articolo 20
1. Ogni individuo ha diritto alla libertà di riunione e di associazione
pacifica.
2. Nessuno può essere costretto a far parte di un'associazione.
Articolo 21
1. Ogni individuo ha diritto di partecipare al governo del proprio paese, sia
direttamente, sia attraverso rappresentanti liberamente scelti.
2. Ogni individuo ha diritto di accedere in condizioni di eguaglianza ai
pubblici impieghi del proprio paese.        
3. La volontà popolare è il fondamento dell'autorità del governo; tale
volontà deve essere espressa attraverso periodiche e veritiere elezioni,
effettuate a suffragio universale ed eguale, ed a voto segreto, o
secondo una procedura equivalente di libera votazione. (FALSO)
Articolo 22

Ogni individuo, in quanto membro della società, ha diritto alla sicurezza
sociale, nonché alla realizzazione attraverso lo sforzo nazionale e la
cooperazione internazionale ed in rapporto con l'organizzazione e le risorse di
ogni Stato, dei diritti economici, sociali e culturali indispensabili alla sua
dignità ed al libero sviluppo della sua personalità.   (FALSO)
Articolo 23
1. Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell'impiego, a
giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la
disoccupazione.
2. Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione
per eguale lavoro.
3. Ogni individuo che lavora ha diritto ad una rimunerazione equa e
soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia una
esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, da
altri mezzi di protezione sociale.
4. Ogni individuo ha diritto di fondare dei sindacati e di aderirvi per la
difesa dei propri interessi.       (I NOSTRI GOVERNANTI NON LO SANNO)
Articolo 24
...................................omissis
Articolo 25
1. Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la
salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare
riguardo all'alimentazione, al vestiario, all'abitazione, e alle cure
mediche e ai servizi sociali necessari; ed ha diritto alla sicurezza in
caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia o in
altro caso di perdita di mezzi di sussistenza per circostanze
indipendenti dalla sua volontà.

2. La maternità e l'infanzia hanno diritto a speciali cure ed assistenza.
Tutti i bambini, nati nel matrimonio o fuori di esso, devono godere della
stessa protezione sociale.                (FALSO)
Articolo 26
1. Ogni individuo ha diritto all'istruzione. L'istruzione deve essere gratuita
almeno per quanto riguarda le classi elementari e fondamentali.
L'istruzione elementare deve essere obbligatoria. L'istruzione tecnica e
professionale deve essere messa alla portata di tutti e l'istruzione
superiore deve essere egualmente accessibile a tutti sulla base del
merito.                  
2. L'istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità
umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle libertà
fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza,
l'amicizia fra tutte le Nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire
l'opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace.
3. I genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da
impartire ai loro figli.             (FALSO)
Articolo 27
.........................................omissis
Articolo 28
........................................omissis
Articolo 29
1. Ogni individuo ha dei doveri verso la comunità, nella quale soltanto è
possibile il libero e pieno sviluppo della sua personalità.
2. Nell'esercizio dei suoi diritti e delle sue libertà, ognuno deve essere
sottoposto soltanto a quelle limitazioni che sono stabilite dalla legge
per assicurare il riconoscimento e il rispetto dei diritti e delle libertà
degli altri e per soddisfare le giuste esigenze della morale, dell'ordine
pubblico e del benessere generale in una società democratica.
3. Questi diritti e queste libertà non possono in nessun caso essere
esercitati in contrasto con i fini e principi delle Nazioni Unite.  (FALSO)

Io, che ho prestato servizio per tanti anni in questo organismo, mi sto chiedendo se, allo stato attuale, sia di una qualche utilità o svolga funzioni a favore delle nazioni e delle popolazioni.

lunedì 15 giugno 2015

PER CHI NON CREDEVA

Eurogendfor , ora è ufficiale: ecco il comunicato dell’Arma



Eurogendfor a Vicenza

Fatta passare per "bufala" da chi sapeva.

La questione Eurogendfor è stata lungamente dibattuta e c’era persino chi la vedeva come un affare da complottisti. E invece è tutto vero ed ora c’è anche l’ufficialità da parte dell’Arma dei Carabinieri: ecco il comunicato.

http://www.carabinieri.it/arma/partners/eurogendfor
Tra gli strumenti di gestione delle crisi a disposizione delle Organizzazioni Internazionali, ha assunto un ruolo di rilievo, la Forza di Gendarmeria Europea (EGF) che si è imposta come efficace mezzo di intervento in grado di operare anche in scenari altamente destabilizzati. L’idea di creare una struttura composta da forze di polizia ad ordinamento militare, da far intervenire in aree di crisi, sotto egida NATO, ONU, UE ovvero coalizioni ad hoc, fu lanciata nel corso della riunione informale dei Ministri della Difesa dell’UE, tenutasi a Roma l’8 ottobre 2003.
I DETTAGLI DI EUROGENDFOR
In quell’occasione i Ministri della Difesa francese ed italiano, (M.me Michèle ALLIOT MARIE e l’On. Prof. Antonio MARTINO) convennero sulla necessità di un tale strumento in grado di inserirsi in uno specifico segmento delle Operazioni di Supporto alla Pace (PSO), per lo svolgimento di attività di polizia, in sostituzione o in affiancamento alle forze di polizia locali, collassate ovvero in grado di adempiere solo parzialmente ai loro compiti.
Fu così costituito un tavolo tecnico per la predisposizione di una Dichiarazione di Intenti concordata tra i rappresentati delle Forze di Polizia ad ordinamento militare dell’Unione Europea (Arma dei Carabinieri, Gendarmeria Nazionale francese, Guardia Civil spagnola, Guarda Nacional Republicana (GNR) portoghese e la Marechaussée olandese) e firmata il 17 settembre 2004 a Noordwijk (Olanda) a margine della riunione informale dei Ministri della Difesa dell’UE.
La citata Dichiarazione è stata poi recepita in un trattato internazionale, siglato il 18 ottobre 2007 in Olanda e tuttora soggetto al processo di ratifica parlamentare (Italia, Olanda, Spagna e Portogallo hanno già completato il processo di ratifica del Trattato. Solo la Francia non ha ancora finalizzato il relativo iter). In particolare, lo Stato Maggiore (SM) dell’EGF prevede un totale di 36 posizioni, equamente ripartite tra l’Arma dei Carabinieri, la Gendarmeria Nazionale francese, la Guardia Civil spagnola, la Guarda Nacional Republicana portoghese, la Marechaussée olandese che attualmente ricopre anche la carica di Comandante del Permanent Headquarters (PHQ) di Vicenza e la Gendarmeria romena (divenuta membro EGF dal mese di dicembre 2008).
IL COMANDO EUROGENDOFOR
La Caserma Chinotto sede di CoESPU
La Caserma Chinotto sede di CoESPU
Il citato PHQ dell’EGF, la cui sede è presso la Caserma “Chinotto”, ove è situato anche il Centro di Eccellenza per le Stability Police Units (CoESPU) si pone come Comando deputato anche alla pianificazione delle future operazioni di Polizia. Tale soluzione, peraltro, consente in fase di condotta di poter disporre di un Quartier Generale posizionato fuori Teatro in grado di interfacciarsi con le Autorità politiche responsabili della missione nonché di dirigere e controllare le operazioni sul terreno.
L’EGF può, in ragione della flessibilità della struttura, essere posta indifferentemente a disposizione di Autorità militari o civili. La presidenza del CIMIN (Comitato Interministeriale di Alto Livello), organo deputato al coordinamento politico-militare dell’EGF, è stata detenuta, per tutto il 2010, dall’Italia. Nel 2011 dalla Spagna e dal 2012 dal Portogallo. Il crescente interesse per la neo costituita Forza è stato accompagnato dalla richiesta di Romania, Turchia, Polonia e Lituania di aderire all’EGF in qualità di membri, osservatori e partner.
I PARTECIPANTI AL PROGETTO EUROGENDFOR
La valutazione sull’apertura a nuovi Paesi è subordinata comunque al possesso di un requisito tecnico, essere una forza di polizia ad ordinamento militare, e di un requisito politico, essere Paese membro ovvero candidato all’ingresso nell’Unione Europea. Le visite ricognitive condotte nei citati Paesi hanno consentito di riconoscere alla Romania (Gendarmeria romena) lo status di membro effettivo (Riunione CIMIN del 18 dicembre 2008) al pari di Italia, Francia, Spagna, Portogallo ed Olanda; alla Turchia (Jandarma) lo status di osservatore, alla Polonia (Gendarmeria Militare Polacca) e alla Lituania (Public Security Service) quello di partner. Per ciò che concerne il primo impiego operativo dell’EGF, il CIMIN (19 luglio 2007) ha deciso la partecipazione della forza all’operazione militare “EUFOR ALTHEA” in Bosnia Erzegovina nell’ambito dell’Unità Integrata di Polizia (IPU) già a guida Arma, di Sarajevo.
L’impiego operativo di EGF si è concluso il 31 ottobre 2010. L’Arma dei Carabinieri, è stato il maggior contributore garantendo anche il supporto logistico mettendo a disposizione la base di Butmir 2. Dall’8 dicembre 2009 la EGF è ufficialmente impiegata anche in Afghanistan, all’interno della missione ISAF e addestrativa dell’Alleanza Atlantica (NATO Training Mission – Afghanistan, NTM-A) per la formazione, l’addestramento e il mentoring delle forze di polizia afgane. L’8 febbraio 2010 il CIMIN ha, inoltre, approvato il coinvolgimento di EGF nell’ambito della missione MINUSTAH in Haiti, ove ha operato con una Formed Police Unit (FPU) italiana (di 120 Carabinieri), una francese (di 147 Gendarmi) e uno Special Weapons And Tactics (SWAT) Platoon spagnolo (23 u. Guardia Civil). La missione si è conclusa il 31 dicembre 2010.
14 giugno 2015
A.A.

lunedì 8 giugno 2015

L'ASSURDITÀ

Diplomazia e Giustizia






Facciamo alcune considerazioni della vicenda senza riproporre l'intera storia ormai conosciuta da tutti, anche dai meno attenti.
Due sono gli errori fondamentali che hanno innescato la vicenda:
1° Il rientro della Lexie a Kochi,
2° Aver fatto sbarcare i nostri due Fucilieri.
La nostra "diplomazia" si è rivelata totalmente incapace, improvvida e inadeguata a gestire l'emergenza che si era creata, forse fidando troppo nel fatto che l'India "era un paese amico" e che bastasse qualche scusa e qualche pacca sulla spalla per risolverla non tenendo conto del periodo e delle contrapposizioni politiche che vi si stavano svolgendo.
Tutto questo col senno di poi e con la gestione affidata all'ineffabile De Mistura che era, certamente, molto abile ad ingraziarsi le autorità Indiane più che risolvere un caso al di sopra delle sue capacità diplomatiche.
Che le autorità del Kerala, abilmente, abbiano tratto in inganno il comandante della Lexie è un fatto ma aver consentito l'arresto di due militari in servizio effettivo sotto l'egida dell'ONU  contravvenendo a tutte le regole dei trattati che regolano la materia e, di per se, rischiando una dichiarazione di guerra, indipendentemente dall'azione commessa.
Si noti che il Kerala è uno stato dell'India (e non la nazione Indiana) ed era in forte contrapposizione politica col Governo centrale quindi quale occasione migliore per mettere in difficoltà l'odiata rivale Sonia Gandi?
Se i nostri Fucilieri avessero contrastato, con le armi, la salita a bordo abusiva (la nave è sempre territorio Italiano) dei trenta poliziotti non credo che si sarebbe arrivati ad un conflitto ma, piuttosto, ad una serie di trattative per stabilire la reale situazione ma, evidentemente, chi aveva il compito di trattare aveva fretta, o pensava, di chiudere la faccenda a tarallucci e vino.
Un atteggiamento ostile va controbattuto con risposte adeguate come nel caso dell'esclusione dei nostri esperti del ROS ad assistere alle prove balistiche doveva, da subito, generare il sospetto di manipolazioni e, di conseguenza, portare il MAE a disconoscere, e non accettare, l'autorità giudiziaria Indiana.
Vi è di certo che, in questo caso, l'India ha stabilito una serie di record negativi mai verificatisi nelle democrazie conosciute: 40 mesi di sequestro senza capi d'accusa definiti, 40 mesi d'indagini mai presentate ad una Corte, 40 mesi di rinvii per incapacità di applicazione di una legge (SUA Act 2002)che nulla a che vedere col caso in esame, divergenze tra magistratura e politica sulla definizione del caso, mancata applicazione del Codice Penale, accordi segreti  (inutili) con la controparte (ben tre governi succedutisi e che, solo l'ultimo ha disconosciuto l'autorità giudiziaria Indiana).
Anche la concessione di "licenze" è un assurdità giuridica tutta Indiana che dimostra e rafforza il sospetto che tutta la vicenda era più politica che giuridica ma la trasformazione è avvenuta durante il percorso allorquando la Suprema Corte ha tolto il caso al Kerala avocandolo a se e, da quel momento, è cominciata l'odissea "giuridica" per gli Indiani ma "tragica" per i nostri Fucilieri.
Inutile dire che, sin dall'inizio della vicenda, Come scrissi anche all'allora Ministro Giulio Terzi. prospettavamo (come gruppo) il ricorso all'arbitrato ma venivano accampate( da parte del suo staf) le scuse ridicole dei tempi lunghi e dell'accordo tra Stati mentre, in realtà si temevano ritorsioni per gli accordi economici (leggi Federmeccanica) e per le nostre aziende operanti in India.
Adesso l'India lamenta che non può procedere, nella causa , per la mancata  presenza e collaborazione dell'Italia e per questo è costretta a continui rinvii ma il sospetto viene spontaneo che, qualora si dovesse decidere di rimpatriare Salvatore Girone, il tempo trascorso in attesa di giudizio verrebbe presentato come giusta punizione agli occhi della comunità dei Pescatori per tacitarli.


A.Adamo









martedì 14 aprile 2015

Pasticci Giuridici

Si  farà  il  processo?





Domanda che si pongono tutti coloro che hanno studiato o studiano giurisprudenza "si farà o no il processo a carico dei due fucilieri del S.Marco"?
Massimiliano Latorre e Salvatore Girone attendono da più di tre anni un processo che si dovrebbe tenere presso un 'tribunale speciale' a New Delhi in base alla sentenza della Corte Suprema del 18 gennaio 2013, non è mai partito a
causa di un 'impantanamento giuridico' che impedisce alla polizia anti terrorismo della National Investigation Authority (Nia) di presentare i capi di imputazione e che è oggetto del ricorso presentato dall'Italia all'inizio del 2014. 

Nonostante le indagini siano state completate oltre un anno, gli investigatori della Nia non hanno ancora presentato i capi di imputazione per l'accusa di omicidio dei due pescatori
keralesi in quanto non possono utilizzare la legge anti terrorismo marittimo del Sua Act 'rimossa' su ordine del governo indiano il 24 febbraio 2014 dopo le proteste dell'Italia e della comunità internazionale in quando conteneva la pena di morte e questo determina il blocco della macchina processuale in quanto non si possono accettare capi d'accusa determinati su una legge esclusa, istruire un procedimento basandosi su tale legge avrebbe comportato notevoli difficoltà e contraddizioni giuridiche in quanto i fucilieri erano in missione comandata anti pirateria e non pirati.

Anche il tribunale speciale non avrebbe più autorità sulla vicenda essendo una conseguenza della Sua Act e non più applicabile ma essendo stato istruito da una sentenza della Suprema Corte occorrerebbe una revisione di tale sentenza che comporterebbe un allungamento dei tempi.

Un 'giudice speciale' del tribunale distrettuale di Patiala House aveva tenuto una seduta preliminare nel novembre 2013 su richiesta della stessa Nia, ma da allora è stato costretto a rinviare continuamente le udienze a causa di un appello dell'Italia contro l'utilizzo della Nia e del draconiano Sua Act (che è l'unica legge indiana che si applica a reati al di fuori delle acque territoriali).

Ora non si capisce (o meglio si capisce) come mai, non potendo utilizzare la suddetta legge, la Suprema Corte non intervenga per correggere le precedenti disposizioni, evidentemente questo comporterebbe un annullamento del procedimento per istituirne uno nuovo con nuove indagini e nuovi capi d'accusa che, dopo tre anni, risulterebbero difficilmente attendibili e allungherebbero la vicenda a tempi indefiniti.

Dopo il depennamento del Sua Act, i legali dei nostri fucilieri hanno presentato alla Corte Suprema un nuovo ricorso (Writ Petion (civil) 236/2014), ammesso il 28 marzo, in cui si contestano "la legalità e validità dell'inchiesta e del processo dell'agenzia antiterrorismo Nia" e si chiede che in attesa di un pronunciamento i due militari possano tornare in Italia. 

Questo ricorso dovrebbe essere fissato a fine aprile secondo quanto disposto oggi dalla sezione 3 che ha esteso di altri tre mesi il permesso sanitario di Massimiliano Latorre. 

Sempre il 28 marzo, in attesa di discutere questa nuova istanza, i giudici del massimo organo giudiziario hanno bloccato il procedimento presso il 'tribunale speciale'. La prossima
udienza è fissata per il primo luglio, ma in assenza di novità sul ricorso pendente alla Corte Suprema, sarà di sicuro, ulteriormente, rinviata.


A.Adamo










sabato 14 marzo 2015

Correzione

la realtà che “vorremmo” ma che non c'è    



Il tribunale speciale di New Delhi incaricato di esaminare l'”incidente” che ha coinvolto i fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone ha preso atto che il caso è tuttora all'esame della Corte Suprema. Nella gestione marò vi è stata una sottovalutazione da parte dell'Italia dell'India, una potenza economica ormai anche potenza politica
Negli ultimi tre anni in Italia si è parlato di India quasi solo in relazione alla  “vicenda marò” e in questi giorni se ne sta riparlando perché c'è stato un nuovo rinvio dell'udienza. E’ di qualche ora fa la notizia che il tribunale speciale di New Delhi incaricato di esaminare l'”incidente” che ha coinvolto nel 2012 i fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone ha preso atto che il caso è tuttora all'esame della Corte Suprema ed ha quindi citato nuovamente le parti per il prossimo 1 luglio. Questo secondo fonti d'agenzia ANSA sul posto.
(A mio parere i continui rinvii sono dovuti all'incapacità dei magistrati di poter classificare il caso in quanto privi di elementi validi atti a istruire un processo).
Merita a questo punto fare qualche passo indietro per ripercorrere alcuni “passaggi chiave” di questa vicenda ai quali, in molti casi non è stato dato il giusto rilievo e la giusta visibilità e che hanno, da un lato, condotto ad interpretazioni non sempre corrette e a desueti e talvolta inappropriati atteggiamenti sciovinisti da parte di un pezzo del popolo italiano e dall’altro hanno fatto emergere una mancanza quasi totale di conoscenza da parte dei più dell’India. Un Paese che continuiamo a chiamare “emergente” ma che risulta in realtà essere  – e lo sta dimostrando -  un “player globale” del tutto “emerso” che rischia di far apparire noi, italiani prima ed europei poi, come “emergenti di ritorno”, immersi in una realtà come “vorremmo che fosse” piuttosto che quella “che è”.
(Qui, l'articolista se informato, avrebbe dovuto richiamare l'attenzione sulla iniziale conduzione disastrosa da parte delle autorità governative e della diplomazia fallimentare Italiana e non da "atteggiamenti sciovinisti da parte di un  pezzo del popolo Italiano".
Si ritiene innanzitutto necessario sottolineare come il termine “ incidente” al quale ci si riferisce quando si parla del fatto relativo ai marò non risulti appropriato e paia essere adoperato più per consuetudine che per ratio. Con il termine “incidente” ci si riferisce infatti ad un evento, ad un fatto che viene improvvisamente a interrompere il procedere regolare di un'azione; più specificatamente,  si tratta di un fatto imprevedibile, che ha gravi conseguenze e non è intenzionale, cui difficilmente risulta assimilabile l’azione compiuta dai marò, ossia l’esplosione di colpi d’arma da fuoco, soprattutto se a sparare sono per l’appunto due fucilieri di marina, che si immagina siano stati adeguatamente addestrati e ritenuti in grado di svolgere l’incarico al quale erano stati assegnati.
Tutto ha inizio il 15 Febbraio 2012:  la petroliera italiana Enrica Lexie naviga  al largo della costa del Kerala verso l’Egitto. A bordo ci sono 34 persone, tra cui sei marò del Reggimento San Marco con l’incarico di difendere l’imbarcazione da eventuali abbordaggi e assalti di pirati.  A breve distanza si trova il peschereccio indiano St. Antony  sul quale vi sono 11 persone. Intorno alle 16:30 locali si verifica il fatto che vede implicati i due marò:  l’Enrica Lexie ritiene infatti di essere sotto un attacco pirata e i due fucilieri aprono il fuoco contro la St. Antony uccidendo Ajesh Pinky (25 anni) e Selestian Valentine (45 anni), due membri dell’equipaggio, che si appura poi essere soltanto due pescatori.
( Ignorando completamente ricostruzioni ed analisi, svolte in questi tre anni, da giuristi ed esperti (tra i tanti citiamo lo splendido lavoro fatto dal perito giudiziario Luigi Di Stefano http://www.seeninside.net/piracy/sintesi.pdf ),  e prendendo per buone solo le tesi delle autorità del Kerala, si dimostra una scarsa conoscenza della vicenda e una giustificazione degli eventi piuttosto fantasiosa.
La St. Antony avvisa la guardia costiera del distretto di Kollam in Kerala che a sua volta contatta l’Enrica Lexie, chiedendo conferma dell’accaduto. L’Enrica Lexie conferma e a quel punto le viene chiesto di attraccare al porto di Kochi.
La Marina Italiana ordina al capitano della Enrica Lexie, di non attraccare e di non far scendere a terra i fucilieri.
Il capitano – che è un civile e risponde agli ordini dell’armatore e  non dell’Esercito italiano  – fa quanto richiesto dalle autorità indiane. E qui va subito sottolineato che la presenza di militari italiani a presidio di un mercantile privato italiano è possibile in virtù di una legge 130/2011 disegnata dall’ex. Ministro  della Difesa, Ignazio La Russa , mentre in genere, negli altri paesi, la difesa di un mercantile viene affidata  a contractors privati.
Questa interpretazione dei fatti è assolutamente imprecisa e fantasiosa
La notte del 15 febbraio, sui corpi delle due vittime viene eseguita l’autopsia e  qualche giorno dopo, il 19 febbraio i due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone dopo essere stati interrogati dalle autorità indiane ed essersi in prima battuta difesi affermando di aver sparato colpi di avvertimento e dunque di aver ucciso soltanto per errore, sono accusati di omicidio e arrestati. La Corte di Kollam decide che i due militari siano tenuti in custodia presso una guesthouse della CISF (Central Industrial Security Force, invece che in un normale carcere. L’allora sottosegretario agli Esteri, Staffan De Mistura raggiunge i militari in India:  per l’Italia l’India non ha giurisdizione per il processo dato che sostiene che il fatto è avvenuto in acque internazionali; ha così inizio la controversia tra i due Paesi.
Nonostante  i tentativi di dimostrare una verità differente, per quanto concerne la posizione esatta in cui si trovava l’Enrica Lexie, la perizia svolta dalle autorità indiane è da considerarsi valida.
Precisiamo alla disinformata "giornalista" che le perizie delle autorità del Kerala sono tutte false e non rispondenti alla realtà dei fatti e realizzate a scopi politici del momento.
La squadra d’investigazione speciale che si è occupata del caso, già nel maggio 2012 aveva depositato presso il tribunale di Kollam la documentazione a supporto dell’accusa di omicidio, facendo riferimento ai risultati dell’esame balistico e alla posizione della petroliera italiana quando vengono sparati dai marò i colpi di fucile.  Secondo i dati recuperati dal GPS della petroliera italiana e le immagini satellitari raccolte dal Maritime Rescue Center di Mumbai, l’Enrica Lexie si trovava a 20,5 miglia nautiche dalla costa del Kerala, nella cosiddetta «zona contigua».
Il diritto marittimo internazionale considera «zona contigua» il tratto di mare che si estende fino alle 24 miglia nautiche dalla costa, entro le quali è diritto di uno Stato far valere la propria giurisdizione.
Documentazione risultata contraffatta, esami balistici contraddittori e invalidati dall'esclusione dei periti Italiani e dalla mutazione del calibro dei proiettili variato dopo la prima autopsia. 
A tre anni di distanza, dopo l’esclusione inizialmente paventata dall’India circa la possibilità di applicazione della pena di morte ai fucilieri italiani in virtù del SUA Act -  il  corpo di leggi sulla Soppressione degli atti illegali -  dopo la creazione di un Tribunale Speciale a New Delhi per il caso marò, dopo permessi su cauzione per il rientro in Italia dei due fucilieri in diversi momenti ( per es. le vacanze di Natale), dopo i risarcimenti alle famiglie dei pescatori indiani, dopo incidenti diplomatici  e malori, la vicenda è ad oggi ancora irrisolta.
La questione risulta infatti a tutt’oggi estremamente complessa, sia per il gravissimo fatto accaduto sia per l’interpretazione giuridica di molti passaggi, sia in termini di gestione diplomatica: di certo, la debolezza argomentativa dell’Italia è cosa che trapela immediatamente. E soprattutto risulta evidente la sottovalutazione dell’India da parte dell’Italia.
Tra le altre cose vi sono alcune questioni sulle quali sarebbe forse opportuno riflettere, per esempio, quanto costino i marò e l’incidente da essi provocato, all’Italia:  si stima che, solo per  avvocati, studi legali e consulenti, il costo sia intorno ai 4 milioni di euro, a cui vanno aggiunti i costi impliciti nella permanenza presso l’ambasciata italiana in India, le spese di viaggio per i vari rientri in Italia, per le visite in India da parte dei familiari, etc....
Fa riflettere, sopratutto, il sequestro di due Militari Italiani che da tre anni sono costretti a soggiornare lontano dai propri affetti colpevoli solo di aver svolto con coscienza il proprio compito e che, se innocenti, non potranno mai recuperare tre anni di vita.
L’altra questione attiene al valore della vita umana: poiché l’accento è quasi sempre stato  posto sulla situazione in cui "versano" i marò – che a onor del vero non hanno fatto un solo giorno di carcere e hanno sempre alloggiato, con restrizioni minime della loro libertà,  in resort e hotel, prima di risiedere definitivamente nell’Ambasciata italiana - sarebbe forse opportuno porre la dovuta attenzione a coloro che sono stati uccisi, i due pescatori indiani.
Altrettanto discutibile e in realtà poco plausibile, la continua richiesta dell’Italia di “internazionalizzare” il caso marò, trattandosi a tutti gli effetti di una disputa bilaterale ( e molto economico – commerciale)  fra Italia e India come più volte sostenuto dallo stesso segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon che ha più volte definito il caso marò “una questione bilaterale che non coinvolge le Nazioni Unite”, rifiutando apertamente l’intervento dell’ONU nella negoziazione con l’India per riportare a casa i due marò, non intravedendosi gli estremi per un tale intervento.
Così come poco percorribile risulta la via dell’arbitrato internazionale che prevede, in primis, il consenso di entrambe le parti di avvalersene e per ora l’India non ha confermato la sua disponibilità.
Con un tasso di crescita medio negli ultimi tre anni del 5,5% e con una previsione del 7,5% per il 2018 -  rispetto allo 0,5% dell’UE nel 2013,  0,8 % nel 2014 e un previsto 1,1 % nel 2015 e rispetto al -1,4% nel 2013 dell’Italia , - 0,5% nel 2014 e +1% nel 2015 -  con un afflusso di investimenti dall’estero che negli ultimi 10 anni si è moltiplicato a tassi di crescita dell’11%, raggiungendo nel 2013 i  23 miliardi di dollari, con il settore dell’Information Technology cresciuto ad un tasso medio annuale di circa il 50% dal 1993, per un giro d'affari pari a 29,6 miliardi di dollari, con Bangalore ( designato Distretto mondiale dell’Innovazione da WEF) che fa oggi concorrenza alla Silicon Valley,  l’India è oggi una potenza economica mondiale e il suo peso economico si sta inevitabilmente trasformando in peso politico che forse l'Italia sta iniziando a comprendere.
Non sorprende peraltro che recentemente, a proposito della vicenda marò, l’attuale premier indiano Narendra Modi abbia affermato con estrema chiarezza come l’India sia uno Stato di diritto, e come la questione sia anzitutto all’attenzione della magistratura.
In questo "Stato di diritto" suscita perplessità, presso tutto il mondo giudiziario, che due persone debbano essere private della libertà per oltre tre anni senza che vi sia ancora un capo d'imputazione valido per istruire un procedimento penale e che il massimo organo giudiziario, la Suprema Corte, non sia in grado di esprimere un giudizio definitivo su una vicenda che è palesemente alterata da vizi di forma, omissioni, alterazioni e prove indiziarie contraffatte e illegali.
Nella gestione marò vi è forse veramente stata una sottovalutazione da parte dell'Italia di questo paese, che, da potenza economica sta diventando anche potenza politica e soprattutto l'Italia pare aver sottovalutato le conseguenze di un Giudizio pendente di fronte alla Corte Suprema di uno stato sovrano che è anche la più grande democrazia al mondo.
Visto la provenienza degli studi (Bocconi, Luiss, altari indiscussi del principale autore della causa dei nostri Fucilieri, per non far nomi Mario Monti) dell'Autrice Credo che il giudizio espresso in questo articolo sia frutto di pressapochismo o faziosità e scarsa informazione e la sua simpatia per lo stato dell'India le dia le basi per esprimere giudizi di parte e legati agli insegnamenti ricevuti; definire l'India la più grande democrazia del mondo mi sembra alquanto fantasioso. 
A. Adamo


Emanuela Scridel
Laureata all’Università L. Bocconi di Milano in “Economia politica”, Emanuela Scridel ha lavorato presso Organismi Internazionali quali le Nazioni Unite e la Commissione Europea e presso istituzioni pubbliche e private,  fra cui Confindustria, Ministero Affari Esteri, Ministero dei Beni Culturali. E’ attualmente Esperto presso la Commissione Europea e docente di strategie internazionali presso diverse università fra cui SDA Bocconi e  LUISS. E’ autrice di numerose pubblicazioni fra cui il volume: “L’India: da paese in via di sviluppo a potenza economica. Strategia di sviluppo e ruolo dei mercati finanziari internazionali”.

domenica 25 gennaio 2015

La verità fa male

Riprendo e pubblico un articolo del Gen. Fernando Termentini denunciando l'inammissibilità di voler censurare il pensiero da parte di chiunque.

Fucilieri di Marina, quattro domande alla Marina Militare


Il dramma che coinvolge Massimiliano Latorree Salvatore Girone  si avvicina al giro di boa del terzo anno e la vicenda si complica sempre di più con sfaccettature che devono assolutamente essere chiarite.

Misteri che non possono rimanere tali a partire dal perché l’allora Ministro della Difesa Gianpaolo Di Paola non senti l’esigenza morale di informare immediatamente il Parlamento che tutta la linea di Comando dei due Fucilieri di Marina era stata immediatamente avvertita su quanto accaduto  dall’Armatore della Lexie e aveva dato l’assenso perché la nave e l’equipaggio si consegnasse in mani ostili, rientrando in acque territoriali indiane.

Il Ministro, invece, ne dette notizia ufficiale solo il 18 ottobre 2012, 8 mesi dopo i fatti, perché sollecitato da un’interrogazione scritta. In quell’occasione (è agli atti parlamentari) ammise che la Difesa era stata informata che la Lexie sarebbe rientrata in acque indiane.

Esaminando  la vicenda nella sua completezza, traspare, inoltre, che nella migliore tradizione italiana, chiunque a livello decisionale sia stato coinvolto più o meno direttamente negli eventi ha progredito nelle sue funzioni professionali come, ad esempio, il dott. Staffan De Mistura e l’Ambasciatore Mancini prossimo ad assumere la prestigiosa carica di responsabile della Rappresentanza diplomatica italiana presso la Santa Sede.  

Inoltre, notizie di questi giorni ci confermano,  seppure ce ne fosse stato bisogno,  che i paventati interessi economici che avevano indotto a riconsegnare all’India i due Marò il 22 marzo 2013, con ogni probabilità non erano ipotesi ma certezze che meriterebbero di essere approfondite (http://fernandotermentini.blogspot.it/2015/01/caso-maro-urge-commissione-parlamentare.html).

Ieri l’ultima ciliegina sulla torta ! Vari quotidiani e riviste nazionali ci informano di una comunicazione del Comandante della Lexie, a cui, peraltro,  in passato avevamo accennato seppure superficialmente nelle pagine di questo blog, e lo fanno con precisazioni davvero interessanti quando scrivono che la email con la narrazione dell’accaduto era stata spedita alle 19.15 del 15 febbraio 2012 mentre l’armatore del peschereccio S. Antony ha sempre dichiarato che i suoi pescatori furono uccisi alle 21.30 (orari locali ndr).  

Gli stessi organi di informazione ci dicono anche che la email fu inviata anche alla nave militare Grecale, Ammiraglia dell’Operazione anti pirateria Atlanta, ed  al marittime Security Centre Horn of Africa e all’United Kingdom Marine Trade operations e quindi atto ufficiale internazionale. 
Dovrebbe, inoltre,  esistere anche un altro documento, fatta salva ogni possibile smentita o chiarimento della Marina Militare, il comunicato 04 del  15 febbraio 2012,  che informava : “I Fucilieri del Battaglione S. Marco, imbarcati come nucleo di protezione militare (NPM) su mercantili italiani sono intervenuti oggi alle 12,30 indiane, sventando un ennesimo tentativo di abbordaggio. La presenza dei militari della Marina Militare ha dissuaso cinque predoni del mare che a bordo di un peschereccio hanno tentato l’arrembaggio della Enrica Lexie a circa 30 miglia ad Ovest della costa meridionale indiana …..”.
A questo punto il condizionale è d’obbligo, troppi i dubbi e le incongruenze che dovrebbero essere chiarite,  almeno dalla FA di appartenenza dei due Fucilieri di Marina a cui proponiamo quattro quesiti.  

  1. Se è confermato che la nave Grecale abbia ricevuto la comunicazione dell’Armatore della Lexie, perchè solo ora se ne ha conoscenza pur trattandosi di un documento di estrema importanza per la difesa dei due Marò e fornire ai cittadini italiani un’informazione che potesse sgomberare ogni dubbio sull’operato di Latorre e Girone, riconsegnando ai due militari l’onore che loro compete ?
  2. I contenuti del “Rapporto Piroli” seppure segretato sono stati resi noti da un quotidiano italiano che ne è entrato in possesso. Sicuramente una fuga di notizie che forse andava immediatamente chiarita.
  3. Il comunicato 04 del 15 febbraio 2012 è confermato ? In caso affermativo sarebbe opportuno chiarire il perché ci troviamo di fronte ad una serie di comunicazioni non sempre congrue fra loro.
  4. Perché la FA Marina Militare non ha mai preteso che ai Sottufficiali Massimiliano Latorre e Salvatore Girone fosse garantito il diritto dell’immunità funzionale ?
La situazione è sicuramente complicata e forse una volta per tutte  sarebbe eticamente auspicabile che da parte della  Difesa fosse avviata un’indagine interna e dal Parlamento fosse nominata una Commissione di inchiesta. 


Fernando Termentini, 24 gennaio 2015 - ore 09,00