domenica 14 settembre 2014

MENO UNO

Il rientro "temporaneo" di Massimiliano


"Qualunque impressione faccia su di noi, egli è servo della Legge e come tale sfugge al giudizio umano". 
Con questa citazione kafkiana si  riassume l'assurdità della vicenda che si fa ancora più intricata.
Massimiliano è tornato in Italia, seppure temporaneamente per curarsi, ora vediamo come potrà svilupparsi questa vicenda facendo alcune considerazioni che analizzano la situazione.
Si sono già creati molti malumori e conflitti tra coloro che sostengono la tesi che "Tutti insieme nessuno indietro" è un motto che obbligava Massimiliano a non lasciare solo Salvatore e quelli che, al contrario, vedono il rientro di Massimiliano come fatto positivo.
Ora bisogna precisare che il motto ha pieno valore in situazioni belliche o in azioni che possono generare un pericolo individuale ma non certamente se, in situazioni di pace ancorché scabrose e inusuali, si richiede il rimpatrio per cure mediche.
Credo che Girone sia stato il primo a rincuorare l'amico esortandolo a partire per curarsi, lo dimostrano le dichiarazioni dei familiari di Salvatore che hanno espresso la loro felicità per il rientro di Massimiliano.
Dal punto di vista legale la vicenda assume un aspetto sempre più intricato e surreale:
La linea adottata dal nostro esecutivo tende a disconoscere la giustizia Indiana e, a questo punto, non si capisce come si possa mantenere questa linea per poi avvalersi delle sentenze della Corte per non parlare delle dichiarazioni del Primo Ministro Renzi che, di fatto, sconfessa le dichiarazioni del Ministro degli Esteri e dalla Difesa.
La Suprema Corte Indiana ha preteso garanzie dal Governo Italiano il quale si è subito inchinato al disposto dei giudici e ne a elogiato la decisione accettando, di fatto, l'autorità.
Viene il sospetto che, questo Governo presagisca di non durare quattro mesi e voglia passare la patata bollente a chi verrà dopo.
Anche il tanto sbandierato "Arbitrato", da noi chiesto inutilmente sin dai primi momenti, rischia di rimanere in "pausa diplomatica" per favorire ultimi recenti interessi economici che si stanno concretizzando.
L'incidente di Max, d'altronde, impone che il tutto venga aggiornato al momento del suo rientro in India e se questo non dovesse succedere per Salvatore si aprirebbe un periodo di attesa difficilmente sopportabile complicato ulteriormente dai continui cambiamenti delle strategie governative.
In questi 120 giorni il governo ha un unica strada e deve percorrerla velocemente:
Deve affermare l'innocenza dei nostri soldati, rimarcare l'immunità funzionale e  avviare  la procedura di nomina del Tribunale Arbitrale – composto da 5 arbitri scelti in seno ad un elenco depositato presso le Nazioni Unite – di fatto investendo le Nazioni unite di un problema che sino ad ora loro stessi avevano glissato. Lo Stato Italiano, o meglio il Governo, ora dovrà dimostrare all’intera assemblea plenaria delle Nazioni Unite di avere quella giusta credibilità internazionale poiché, in difetto, è inutile dirlo che l’esito della decisione del Tribunale Arbitrale oltre ad avere ripercussioni sulla sorte dei nostri connazionali, porrà in evidenza quanto sia la pochezza dell’Italia a livello di politica estera, così come previsto dall’art. 3 di cui all’allegato VII della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare (United Nations Convention on the Law of the Sea – UNCLOS, in combinato disposto con gli articoli 287 e 298 citata convenzione, formale richiesta di istituzione di un Tribunale arbitrale costituito ai sensi e per gli effetti dell’art. 3 della tabella VII di cui alla detta UNCLOS,  in difetto di ciò sospendere e ritirare tutte le missioni all'estero dei nostri contingenti compreso il tanto discusso "mare Nostrum" coinvogendo, di fatto la NATO e la Comunità Europea.
Non facendo questo si corre il rischio che  Girone debba sopportare l'onere del capro espiatorio di una vicenda che è chiaramente una montatura politica di due paesi avvinghiati in enormi interessi economici che determinano acrobazie giuridiche e diplomatiche irrise da tutto il mondo.
L'opinione de  La Del Vecchio rilasciata a Fausto Bioslavo
Per assurdo basterebbe che si muovesse la magistratura italiana per trattenerlo in patria. «Il problema è che l'altro marò (Salvatore Girone) è rimasto in India, di fatto in ostaggio - sottolinea la docente -. Se cittadini italiani sono indagati per degli illeciti ed il procedimento è aperto non possono venire rimandati all'estero per essere sottoposti ad altri giudizi», spiega Del Vecchio. «La giurisprudenza costituzionale stabilisce che nessuno può venir privato del suo giudice naturale - osserva - che in questo caso è quello italiano, dello Stato di appartenenza». E per di più l'articolo 26 della Costituzione vieta l'estradizione salvo che non sia previsto da convenzioni internazionali, che non ci sono fra Italia e India. «Con la misura cautelare possono ritirare a Latorre il passaporto» fa notare l'esperta. E potrebbero bastare i domiciliari oppure l'obbligo di firma e il divieto di espatrio per i procedimenti in corso.
«Tutto questo in teoria, ma in realtà, ripercorrendo la strada delle licenze natalizie ed elettorali con tanto di garanzia scritta di rientro e lasciando uno dei marò a Delhi ci siamo infilati in un cul de sac » sostiene Del Vecchio. «La strada migliore è quella dell'arbitrato internazionale, che si può attivare subito - conferma la docente -. E magari pure l'India ne ha abbastanza del caso marò. Dietro questa spinta potrebbe decidere di risolvere la faccenda diplomaticamente, una volta per tutte».
Latorre a casa della sorella (a Taranto) con alcuni familiari








Neanche nello stato indiano del Kerala, da dove erano partiti i due pescatori, che secondo l'accusa sarebbero stati scambiati per pirati ed uccisi dai marò, si sono levate proteste per il permesso sanitario concesso a Latorre. In occasione delle precedenti licenze, invece, c'erano sempre state forti levate di scudi.    Ieri il sottosegretario alla Difesa, Domenico Rossi, ha interpretato il rientro di Latorre come l'ultima spiaggia. «Siamo tecnicamente pronti ad un arbitrato internazionale se questi accordi non andassero in porto - sostiene Rossi -. Però ci sembra doveroso provare un ultimo tentativo anche per abbreviare i tempi». Per un arbitrato ci vogliono 2-3 anni, ma i marò potrebbero venir consegnati ad uno Stato terzo in pochi mesi.   La licenza per convalescenza fino al 13 gennaio, dettata dall'ischemia di Latorre, rischia, invece, di trasformarsi in un'arma a doppio taglio piuttosto che in una soluzione. «Uno dei punti fermi doveva essere quello di non riconoscere la giurisdizione indiana, ma con il rientro del marò e la firma delle garanzie la posizione italiana ne esce molto indebolita», sottolinea Natalino Ronzitti, docente di diritto internazionale, che conosce il caso.  Antonio Colombo del Cocer, la rappresentanza della Marina militare, ammette che sarà impossibile non far rientrare Latorre in India «con Girone rimasto praticamente in ostaggio a Delhi». Pur parlando a titolo personale rivela che tanti marinai la pensano come lui: «Il premier Renzi poteva evitare di twittare le congratulazioni agli indiani». Se la magistratura italiana trattenesse Latorre in Italia «cosa succederà all'altro marò? - si chiede Colombo - Siamo in grado di gestire un braccio di ferro con gli indiani? In passato quando erano rientrati tutti e due in patria abbiamo visto come è andata a finire».
In sintesi possiamo dire che i tre governi (Incompetenti) avuti in questo periodo hanno azzerato la Diplomazia Italiana, Disonorato le  FF.AA. Tradito la Costituzione, Ingannato, vilipeso e mentito ai cittadini  e continuano imperterriti a gettare la Nostra Bandiera nel fango della stupidità e dell'ignoranza.
A. Adamo