lunedì 7 ottobre 2013

Commento all'articolo di Panorama



La ragnatela attorno ai marò che nessuno spezza

A quasi 20 mesi dell'incidente non si vedono soluzioni per Latorre e Girone. Napolitano e Letta devono sbloccare lo stallo


La ragnatela attorno ai marò che nessuno spezza


Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, sono in India ormai da quasi 20 mesi..... 
di Stefano Vespa
"Non è accertata la colpevolezza, non è accertata l’innocenza. I processi servono a questo". L’ultima dichiarazione sulla vicenda dei marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone arriva dallo staff di Emma Bonino sulla pagina Facebook del ministro degli Esteri, dove si sottolinea che la strada giusta «è quella di una giurisdizione speciale e di regole processuali condivise con l’India. Quale giurisdizione? Quali regole per un processo che non è all’orizzonte? Latorre, 45 anni, e Girone, 35, sono «prigionieri»in India anche se da qualche mese liberi di muoversi e al lavoro nell’ufficio dell’addetto militare dell’ambasciata a New Delhi.
Dopo quasi 20 mesi, la verità è che c’è uno stallo totale a causa del ruolo avuto da altri fucilieri di marina del Reggimento San Marco a bordo della petroliera Enrica Lexie. Era il 15 febbraio 2012 quando in acque internazionali una barca si avvicina e, al termine di una sparatoria, sull’imbarcazione indiana verranno ritrovati i cadaveri di due pescatori. Dopo versioni opposte sull’accaduto, tensioni altissime e un approccio sbagliato del governo Monti, nei giorni scorsi l’inviato del governo Letta,Staffan de Mistura, è tornato in Italia «per consultazioni» perché sembravano esserci sviluppi.
Non è così visto che, a quanto risulterebbe dai rilievi scientifici, le armi che hanno sparato sarebbero state in dotazione ad altri due marò. Dunque, da un lato la polizia indiana, non sapendo che fare, chiede che l’Italia mandi in India gli altri quattro fucilieri del San Marco che erano a bordo per poterli interrogare; dall’altro l’Italia se ne guarda bene pur dicendosi disponibile a esaudire la richiesta diversamente: ospitando investigatori indiani a Roma, in videoconferenza o su domande scritte. E mentre su questo si ipotizza un nuovo ricorso alla Corte suprema indiana, con relativa perdita di tempo, i mesi passano.
Pur in una fase politica caotica, la vicenda non può più restare sottotraccia. Sarebbe auspicabile un intervento diretto del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e di quello del Consiglio, Enrico Letta: dovrebbero sbloccare lo stallo con gli omologhi indiani e trovare una soluzione. Lo si deve ai marò che sono ora di scorta su tante navi, lo si deve a Latorre e Girone, lo si deve all’Italia.

Totalmente d'accordo con quanto scrive Stefano Vespa vorrei solo ricordargli che l'appellativo di "marò" è inviso ai Fucilieri del Battaglione S.Marco e che la "polizia Indiana" nulla ha a che fare con le nuove indagini che sono affidate alla NIA, organismo Federale nato per la lotta al Terrorismo e governato da leggi proprie legate alla Costituzione Indiana che gli impediscono di seguire metodi di indagini fuori del proprio status giuridico.
Antonio Adamo

Nessun commento:

Posta un commento