martedì 6 maggio 2014

Marò, i retroscena dell'arbitrato

Bluff o ennesimo fallimento annunciato?

La strada dell'arbitrato è lunga e poco credibile, e Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono in India da più di due anni. Chi li ha abbandonati?

  • 06-05-20144:15

Marò, i retroscena dell'arbitrato, bluff o ennesimo fallimento annunciato?
Salvatore Girone e Massimiliano Latorre
Riprendo l'articolo di Panorama (che ringrazio) per alcune considerazioni
I Ministri Pinotti e Mogherini(titolari, rispettivamente, della Difesa e degli Esteri) annunciano "l'apertura di una nuova fase nel caso marò", che mira ainternazionalizzare il più possibile la vicenda e a risolverla con un arbitrato o, qualora quest'ultimo si rivelasse impraticabile, "con altri strumenti preposti alla risoluzione delle controversie internazionali".
1 (E qui mi sento di dire che sono dichiarazioni puramente politiche in quanto la nuova fase dovrà attendere le decisioni della Suprema Corte Indiana alla quale l'Italia si è inchinata dal primo momento senza contestarla).
Ora, non ha senso tornare sulla famosa telefonata che indusse il Comandante dell'Enrica Lexie, la petroliera su cui erano imbarcati i marò, a "collaborare con la giustizia indiana a fare luce sull'incidente avvenuto in alto mare"; all'incapacità di chi ha supervisionato le indagini in India di evitare che prove utilissimecome il peschereccio su cui erano imbarcate le vittime o i proiettili sparissero misteriosamente nel nulla. Lasciamo perdere le dichiarazioni con cui tanti politici e funzionari di primissimo livello hanno cercato di spiegare che "prima delle elezioni, regionali e nazionali che fossero, sarebbe stato difficile raggiungere un compromesso con le autorità indiane" (forse tutte queste persone non erano state informare, a febbraio 2012, che la macchina elettorale indiana avrebbe finalmente prodotto una nuova maggioranza solo a maggio 2014, quindi più di due anni dopo, e che le probabilità di vittoria per il leader iper-nazionalista Narendra Modi erano già parecchie?). Ma facciamo finta anche di non aver avuto gli assist dei congedi premio che New Delhi ha concesso ai due Fanti. Vediamo quale è la situazione oggi: il governo Renzi ha annunciato di voler procedere lungo la strada dell'arbitrato internazionale. Benissimo. Cosa vuol dire? Che verranno coinvolte Nazioni Unite, Unione Europea e Nato nella vicenda, nella speranza che i membri di queste Organizzazioni Internazionali si convincano di quanto possa essere pericoloso lasciare campo libero all'India, perché qualora capitasse loro un problema simile potrebbe essere utile contare su un precedente "positivo"? Ma quale altra nazione rischia davvero di ripetere uno dopo l'altro tutti gli errori commessi dall'Italia ritrovandosi, ripetiamolo, a due anni e due mesi e mezzo dall'arresto a dover ricorrere a un arbitrato o, in caso di fallimento, ad altri strumenti per risolvere le controversie internazionali ammettendo, più o meno direttamente, che i poveri marò rischiano di rimanere nel Subcontinente per un periodo equivalente se non addirittura più lungo rispetto a quello che vi hanno già trascorso?
2 (Ho sempre sostenuto che, l'allora presidente della Suprema Corte Althamas Kabir, aveva agevolato una possibile soluzione del caso facendo rientrare in patria i nostri Militari sperando che fossero trattenuti dalla Magistratura Italiana, anche se avessero comportato naturali ripercussioni diplomatiche, lo dimostra il fatto che in nessun caso è previsto concedere permessi o licenze a persone indagate per omicidio e, nel nostro caso, inizialmente, in  base alla SUA Act, di terrorismo). 
Attenzione, la scelta dell'arbitrato è certamente saggia, tant'è che il Ministero degli Esteri l'aveva già proposta, sostenuta e preparata moltissimi mesi fa, quando, effettivamente, l'internazionalizzazione della vicenda poteva avere un senso e sembrava avere le potenzialità per arrivare in maniera più rapida a un compromesso condiviso sulla vicenda. Ovvero prima della conclusione delle elezioni generali previste per aprile 2014. Purtroppo, però, a un certo punto le carte dell'arbitrato sono finite in fondo ad un cassetto perché una serie di politici, di rango o tecnici non importa, convinti di avere le capacità di gestire un negoziato così complicato hanno deciso di offrirsi come paladini della libertà e della diplomazia facendo però precipitare la situazione in un baratro da cui difficilmente riuscirà a uscire, e paradossalmente l'annuncio del'arbitrato lo conferma.
Cosa può essere successo? La vecchia guardia politica (Staffan De Mistura incluso), quella che ha gestito fin dal primo momento la vicande marò, è stata definitivamente esautorata da ogni incarico. La nuova, invece, vuole riparire da zero. Tuttavia, con due anni e due mesi di reclusione già scontati e senza prove ripartire da zero è impossibile. Non solo, se la comunità internazional avesse davvero voluto fare qualcosa lo avrebbe già fatto. Infine, alle elezioni indiane ci siamo finalmente arrivati,possibile che ora la strada del compromesso bilaterale non sia più percorribile?
3 (Mi sento di affermare che la carta dell'arbitrato sia più una forma di pressione per stimolare la prossima decisione della Suprema Corte verso una soluzione salomoinica, dichiarandosi incompetente o riconoscendo l'immunità funzionale)
La speranza che l'opzione dell'arbitrato internazionale sia stata annunciata per ridurre il livello di polemiche e tensioni legato a questa vicenda e permettere quindi alle autorità politiche e diplomatiche che da qualche settimana sono state chiamate a gestire questo caso così spinoso di farlo con maggiore serenità rispetto al passato esiste. Ma se davvero il governo ritiene che l'arbitrato sia ormai il solo strumento nelle sue mani per "salvare" i marò, sarebbe forse ora che chi ha messo i due Fanti e il resto dell'Italia con loro in questo pasticcio ammettese quanto meno i suoi errori.Perché peggio di così questa triste e umiliante vicenda non poteva essere gestita. 
4) E qui è il nodo cruciale della vicenda, coloro che percepiscono compensi esorbitanti per avere incarichi di responsabilità, a partire dal Presidente della Repubblica non ché capo delle FF.AA. e a scendere sino ai "cosiddetti Tecnici burocrati o esperti", in qualsiasi caso sono abilissimi ad eluderle col politichese e scaricandole sempre su altri.  Oltre 16.000 persone hanno sporto denuncia contro il capo dello stato e i ministri, a partire dal governo Monti, per istigazione al suicidio  ma, sembra, che la magistratura non sia più a conoscenza dei dettami del Diritto o della Costituzione e che svolga il proprio ruolo sentendosi al di sopra di tutti anche del Popolo Sovrano del quale usa a sproposito il termine :- "IN NOME DEL POPOLO ITALIANO".
Antonio Adamo

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